EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Il 1 Maggio non nasce come una semplice giornata di celebrazione, ma come simbolo della dura battaglia dei lavoratori per ottenere diritti fondamentali. Le sue radici affondano nella seconda metà dell’Ottocento, in piena rivoluzione industriale, quando le condizioni di lavoro erano spesso disumane. Turni interminabili, salari da fame e totale assenza di tutele spinsero migliaia di uomini e donne a unirsi per chiedere, tra le altre cose, la giornata lavorativa di otto ore.
Chicago 1886, il prezzo della dignità
La data del 1 Maggio venne scelta in memoria degli eventi di Chicago, dove nel 1886 un grande sciopero per la riduzione dell’orario lavorativo si concluse in tragedia. Le proteste, iniziate pacificamente, degenerarono in violenze durante il cosiddetto massacro di Haymarket. Un ordigno esplose tra i manifestanti e le forze dell’ordine risposero sparando sulla folla. Decine furono i morti e feriti. Alcuni leader sindacali vennero processati e condannati a morte in un clima di forte tensione politica e sociale.
L’adozione internazionale della festa
Nel 1889 il congresso della Seconda Internazionale, riunito a Parigi, decise di dedicare il 1 Maggio di ogni anno alla celebrazione della lotta per i diritti dei lavoratori. In Italia la prima manifestazione si tenne nel 1891, nonostante le forti opposizioni governative. Da allora, la Festa dei Lavoratori è diventata un appuntamento globale, carico di significato politico e sociale, che ha resistito a guerre, crisi e tentativi di repressione.
Una ferita ancora aperta, le morti sul lavoro
Oggi il 1 Maggio è spesso visto come una giornata di concerti e picnic, ma il suo spirito originario ci invita a riflettere su quanto ancora resta da fare. In Italia ogni anno si contano oltre mille vittime sul lavoro, numeri impressionanti che raccontano una realtà troppo spesso ignorata. Cadere da un ponteggio, rimanere schiacciati da un macchinario, essere travolti da una frana: sono tragedie che non dovrebbero più accadere in una società moderna.
Non è solo una questione di numeri
Dietro ogni morte bianca c’è una famiglia distrutta, un vuoto che nessuna compensazione economica può riempire. Il diritto alla sicurezza sul lavoro è uno dei pilastri della dignità umana. Celebrare il 1 Maggio significa anche rinnovare l’impegno per condizioni di lavoro sicure e rispettose, affinché nessuno sia costretto a rischiare la vita per portare a casa uno stipendio.
Ricordare per cambiare
Il 1 Maggio non è un giorno da dare per scontato. È il frutto di lotte sanguinose, di sogni di giustizia e di sacrifici enormi. Onorarlo significa ricordare il passato, ma anche guardare al futuro, pretendendo che il lavoro torni a essere ciò che dovrebbe essere: uno strumento di realizzazione personale e di crescita sociale, non una condanna a morte.
30 Aprile 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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