EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Anche una visita lampo può trasformarsi in un viaggio epico se guidata da chi sa raccontare il passato con passione. È quello che è successo a Re Carlo e alla Regina Camilla durante il loro passaggio al Parco Archeologico del Colosseo, accompagnati da un narratore d’eccezione come Alberto Angela. Pochi minuti, ma densi di riferimenti, battute e suggestioni, tra cavalli piccoli come pony e un richiamo ironico a Balmoral. Il tutto con uno sguardo affettuoso e curioso da parte dei Reali, ben lontano dai rigidi formalismi.
Uno sguardo inglese sulla Roma dei secoli
Re Carlo e la Regina Camilla sono arrivati insieme, in un cambio di programma che ha sorpreso anche il loro cicerone. L’accoglienza è stata quella riservata agli ospiti speciali, ma il tono della visita è rimasto leggero, quasi intimo. Alberto Angela ha subito scelto la via dell’empatia: mettersi nei loro panni, capire che passeggiare tra le rovine, per due reali, non è un’esperienza quotidiana. Così, tra una pietra e un racconto, il passato prende vita.
I cavalli dell’arco di Tito e l’arte di incuriosire
Un esempio? I marmi dell’Arco di Tito, dove si notano cavalli molto più piccoli delle figure umane scolpite accanto. “Sembrano pony”, dice Angela con tono scherzoso. E ai Reali, da sempre appassionati di cavalli, l’osservazione strappa un sorriso. Non è solo una curiosità tecnica: è il modo per aprire una breccia nella storia, per entrare in confidenza con l’antico usando chiavi moderne, familiari, persino affettive.
Nerone, Anzio e una Balmoral fuori programma
C’è spazio anche per la leggenda dell’incendio di Roma. Angela smonta l’ennesimo mito: “Nerone non era lì, era nella sua Balmoral... cioè, ad Anzio!”. Una battuta che fa sorridere i presenti, ma serve anche a creare un ponte tra la storia romana e l’immaginario britannico. Ecco il segreto: conoscere il pubblico, parlare la sua lingua, suonare quei “tasti” che riescono a far vibrare l’interesse, anche in pochi minuti.
Marco Antonio, Giulio Cesare e l’eco di Shakespeare
Il punto più alto della visita? Forse quello in cui si parla del discorso funebre di Marco Antonio sul corpo di Giulio Cesare, riscritto da William Shakespeare e diventato leggenda. È lì, nel Foro, che Angela indica il luogo esatto dove avvenne la scena. Ed è lì che si crea un collegamento sottile ma potente tra due mondi, due culture, due storie. Basta poco per sentirsi parte di un racconto condiviso.
Curiosità reale e desiderio di conoscere
Nonostante il programma ristretto, Re Carlo e la Regina Camilla hanno mostrato attenzione e interesse, chiedendo di prolungare la visita oltre quanto previsto. Nessuna rigidità, solo tanta voglia di capire e di lasciarsi affascinare. Un atteggiamento che, in fondo, è il miglior omaggio alla città eterna. Perché Roma non si attraversa soltanto, si ascolta. E, come ha fatto Alberto Angela, si racconta a chi ha orecchie per sentire.
09 Aprile 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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