EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Le ferite della storia non si rimarginano mai del tutto, soprattutto quando il dolore di intere generazioni è stato per troppo tempo ignorato. Il Giorno del Ricordo, istituito per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata, è il simbolo di una memoria che ha rischiato di essere sepolta dall’oblio e dalle divisioni ideologiche. In occasione della celebrazione al Quirinale, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha riaffermato con fermezza la necessità di custodire e onorare questa pagina tragica della nostra storia nazionale.
Il dramma di un popolo tra violenza e persecuzione
Le terre di confine dell’Istria, della Dalmazia e di Fiume furono teatro di una delle vicende più drammatiche del Novecento italiano. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, il passaggio di queste regioni sotto il controllo della Jugoslavia di Tito segnò l’inizio di una stagione di terrore per la comunità italiana. Le violenze e le rappresaglie colpirono migliaia di persone, accusate di essere nemiche del nuovo regime solo perché italiane. Le foibe, profonde cavità carsiche, divennero il simbolo più oscuro di quella persecuzione: in migliaia vi furono gettati vivi o uccisi dopo torture disumane.
La scelta impossibile degli esuli
Di fronte alla minaccia costante e alla brutalità del nuovo governo comunista, oltre trecentomila italiani si trovarono costretti a fare una scelta straziante: rinnegare la propria identità o abbandonare tutto e partire verso un futuro incerto. Famiglie intere lasciarono le loro case, le terre natali, i ricordi di una vita, portando con sé solo poche valigie e un dolore destinato a durare per generazioni. La maggior parte di loro trovò rifugio in Italia, ma l’accoglienza non fu sempre priva di ostacoli: spesso furono trattati con diffidenza, costretti a vivere in campi profughi e privati del riconoscimento della loro tragedia.
Il lungo silenzio e la riscoperta della verità
Per anni, la vicenda delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata fu rimossa dalla memoria collettiva. Ragioni politiche e ideologiche spinsero a minimizzare, quando non a negare apertamente, le sofferenze di queste persone. Solo negli ultimi decenni, grazie all’istituzione del Giorno del Ricordo e al lavoro di storici e testimoni, questa storia ha iniziato a emergere con chiarezza. Mattarella ha sottolineato come il riconoscimento di questo dramma sia un dovere di giustizia e verità, un passo necessario per una memoria condivisa che non diventi strumento di divisione, ma monito per il futuro.
Un impegno che va oltre la commemorazione
La cerimonia al Quirinale ha visto la partecipazione delle più alte cariche dello Stato, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il vicepremier Antonio Tajani e diversi ministri. Il loro messaggio è stato unanime: il ricordo delle foibe e dell’esodo deve essere preservato e trasmesso alle nuove generazioni. Un compito che diventa ancora più urgente di fronte agli episodi di vandalismo e negazionismo che, ancora oggi, tentano di cancellare questa memoria. Come ha ricordato Mattarella, nessuna provocazione può sminuire l’orrore di quegli eventi e il dolore di chi li ha vissuti.
La testimonianza degli esuli, un monito per il futuro
Uno dei momenti più toccanti della cerimonia è stato l’intervento di Egea Haffner, esule di Pola, il cui volto da bambina con la valigia è diventato il simbolo dell’esodo giuliano-dalmata. La sua storia, raccontata in libri e ora anche in un film, è la voce di una generazione costretta a lasciare tutto senza avere colpe. La premier Meloni, visibilmente commossa, ha ribadito l’importanza di queste testimonianze per comprendere il significato profondo del Giorno del Ricordo: un dovere morale, una lezione di umanità che non può essere dimenticata.
__
nella foto Egea Haffner, esule di Pola il cui volto da "bambina con la valigia" è diventato il simbolo dell’esodo giuliano-dalmata
10 Febbraio 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
Fondazione Premio Antonio Biondi
Via Garibaldi 34
03017 Morolo (FR)
Fondazione terzo settore
C.F. 92088700601
segreteria@
IBAN:
IT18I0529714801CC1030072196
BIC: BPFRIT3FXXX
editoriale in collaborazione con
Centro studi su innovazione,
comunicazione ed etica.
meno carta più ambiente, una scelta sostenibile
Fondazione Premio Antonio Biondi
Via Garibaldi 34
03017 Morolo (FR)
Fondazione terzo settore
C.F. 92088700601
segreteria@fondazionepremioantoniobiondi.it
Fondazione iscritta al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore - RUNTS Lazio
Privacy & Cookie Policy refUrl GDPR
© Fondazione Premio Antonio Biondi. Tutti i diritti sono riservati.
Credit grippiassociati ICT Creative