EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Negli anni ’90, lo stipendio medio di un lavoratore italiano si aggirava intorno a 1,3 milioni di lire. Una cifra che, rapportata al costo della vita dell’epoca, consentiva di acquistare una Fiat Uno, una delle utilitarie più vendute, con circa 11 mensilità, considerando un prezzo medio di 14,7 milioni di lire. Oggi, invece, con uno stipendio medio di circa 1.400 euro e un prezzo di mercato per una Fiat 600 Hybrid che supera i 30.000 euro, servono oltre 21 mensilità per lo stesso acquisto. Una differenza che non si può ignorare e che solleva interrogativi su ciò che è cambiato – o meglio, su ciò che non ha funzionato – nell’economia italiana e globale.
Il crollo del potere d’acquisto
Il primo dato che emerge è l’erosione del potere d’acquisto. Negli ultimi 30 anni, gli stipendi non sono cresciuti in linea con l’inflazione e, soprattutto, con l’aumento dei costi di beni e servizi. Se nel 1990 il rapporto tra salario e prezzo di un’auto era relativamente equilibrato, oggi l’aumento dei prezzi delle vetture, legato a tecnologie più avanzate e nuovi standard ambientali, non è stato accompagnato da una crescita proporzionale degli stipendi. Il risultato è una pressione crescente sui bilanci familiari e una riduzione della capacità di spesa reale.
L’inflazione mascherata e il costo della tecnologia
Una delle cause principali di questo divario è la cosiddetta inflazione mascherata, ovvero l’aumento del costo di beni e servizi che non viene pienamente riflesso negli indicatori ufficiali. Inoltre, il prezzo delle auto moderne riflette l’integrazione di tecnologie avanzate – come motorizzazioni ibride o elettriche, sistemi di assistenza alla guida e interfacce digitali – che, se da un lato aumentano l’efficienza e la sicurezza, dall’altro pesano significativamente sul prezzo finale. Tuttavia, questa trasformazione non ha visto un parallelo aumento degli stipendi, che sono rimasti stagnanti in molte professioni, creando un disallineamento tra costi e redditi.
Differenze nel contesto economico
Negli anni ’90, il contesto economico era caratterizzato da una maggiore stabilità occupazionale e da un mercato del lavoro meno frammentato. Oggi, la precarizzazione del lavoro e la riduzione del potere contrattuale dei dipendenti hanno contribuito a mantenere bassi gli stipendi medi, specialmente nelle fasce più giovani della popolazione. Inoltre, il sistema fiscale e contributivo non ha subito quelle riforme necessarie per alleggerire il carico sui redditi medi, lasciando molte famiglie in difficoltà nel fronteggiare spese importanti.
Cosa non ha funzionato?
La questione è complessa e multidimensionale. Tra i fattori principali possiamo evidenziare:
• Stipendi stagnanti: mentre il costo della vita è aumentato, i salari reali non hanno seguito lo stesso ritmo.
• Pressione fiscale: l’Italia è uno dei Paesi europei con la pressione fiscale più alta, il che riduce ulteriormente il reddito disponibile per i consumi.
• Aumento dei costi tecnologici: sebbene la tecnologia abbia migliorato la qualità dei prodotti, ha anche aumentato il costo di beni come le automobili, rendendoli meno accessibili.
• Precarietà lavorativa: la frammentazione del mercato del lavoro ha portato a una riduzione dei salari medi e a una maggiore insicurezza economica.
Un confronto che invita alla riflessione
Il confronto tra gli anni ’90 e oggi mette in evidenza un problema strutturale che richiede interventi su più livelli. Serve una politica economica che rilanci i salari e riduca la pressione fiscale, incentivando al contempo la competitività delle imprese per mantenere i costi dei prodotti accessibili. Solo così si potrà ridurre il divario tra redditi e prezzi, restituendo al cittadino italiano un potere d’acquisto adeguato ai tempi.
17 Gennaio 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
Fondazione Premio Antonio Biondi
Via Garibaldi 34
03017 Morolo (FR)
Fondazione terzo settore
C.F. 92088700601
segreteria@
IBAN:
IT18I0529714801CC1030072196
BIC: BPFRIT3FXXX
editoriale in collaborazione con
Centro studi su innovazione,
comunicazione ed etica.
meno carta più ambiente, una scelta sostenibile
Fondazione Premio Antonio Biondi
Via Garibaldi 34
03017 Morolo (FR)
Fondazione terzo settore
C.F. 92088700601
segreteria@fondazionepremioantoniobiondi.it
Fondazione iscritta al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore - RUNTS Lazio
Privacy & Cookie Policy refUrl GDPR
© Fondazione Premio Antonio Biondi. Tutti i diritti sono riservati.
Credit grippiassociati ICT Creative