EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Le emozioni ci rendono umani. Eppure, in un mondo che ci spinge a essere sempre composti, razionali e performanti, lasciarsi andare sembra quasi un lusso o, peggio, un segno di debolezza. Tratteniamo la commozione davanti a un film, nascondiamo la gioia per un traguardo raggiunto e soffochiamo la tristezza per paura di apparire fragili. Ma reprimere tutto questo ci fa davvero bene?
No, e il motivo è semplice: ogni emozione, anche la più scomoda, ci insegna qualcosa. La felicità ci ricorda che stiamo vivendo davvero, il dolore ci permette di guarire, la rabbia può diventare uno stimolo al cambiamento.
Quando il successo diventa solitudine
Viviamo in un’epoca che premia l’apparenza e il risultato finale, non il percorso. Ma cosa succede quando, dopo tanti sacrifici, si arriva al traguardo e ci si sente comunque vuoti? Capita più spesso di quanto si pensi. E non perché il successo in sé non abbia valore, ma perché la sua condivisione è sempre più difficile.
Troppo spesso il merito viene offuscato dall’invidia altrui o dal timore di essere giudicati. E così, chi riesce a eccellere, finisce per isolarsi, quasi a sentirsi in colpa per i propri risultati.
La zona grigia di chi si accontenta
C’è poi chi ha scelto di vivere in una comfort zone emotiva. Chi non si espone, chi evita il rischio di fallire o di provare troppo intensamente. Persone che non amano disturbare, che mantengono un profilo basso, che si accontentano di ciò che già conoscono.
Eppure, vivere davvero è un’altra cosa. È sentire, rischiare, persino sbagliare. È piangere davanti a un tramonto, esultare per un successo, restare scossi da un libro o da una canzone.
Imparare a sentire di nuovo
Forse abbiamo bisogno di una piccola rivoluzione emotiva. Dovremmo smettere di avere paura di sentirci vulnerabili e iniziare a vedere le emozioni per quello che sono: segnali preziosi, non debolezze da nascondere.
Mostrare le proprie emozioni non è sinonimo di fragilità, ma di coraggio. È la dimostrazione che siamo vivi, consapevoli, capaci di empatia.
Il cambiamento parte da noi
Lasciarsi andare non significa perdere il controllo, ma riconnettersi con la parte più autentica di sé. Un atto di forza che può ispirare anche chi ci circonda, figli, amici, colleghi. Mostrare che non c’è nulla di sbagliato nel provare intensamente può essere la chiave per costruire relazioni più profonde e un mondo un po’ meno cinico.
Perché la vera forza, alla fine, è proprio questa: saper sentire, davvero.
06 Gennaio 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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