EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Esquilino
Continuando il nostro viaggio sui Rioni di Roma arriviamo al XV Rione, l’ Esquilino, il cui stemma è
diviso in due parti: in quella superiore c’è un albero rigoglioso e in quello inferiore tre cime di monti che
rappresentano il Colle Esquilino, il Colle Viminale e il Colle Celio, entrambi su sfondo argento.
Il nome “esquilino” forse deriva da Castrum Equites Singulares Augusti, la guardia personale a cavallo
dell’Imperatore visto che sul Celio, a pochi passi da via Tasso, era presente la Castra Priora Equitum
Singularium, il loro quartier generale.
Ma potrebbe anche derivare dal termine Aexquiliae, da ex-colere, il verbo che definiva la fascia
suburbana della città con il significato di “abitare fuori” dal nucleo centrale dell’urbe: questo perché la
zona si trovava al di fuori delle Mura Serviane, quindi all’esterno del nucleo cittadino, fino a quando, in
epoca imperiale, furono innalzate le Mura Aureliane.
Situato sull’omonimo Colle, il più alto dei sette su cui fu fondata Roma con i suoi quasi 60 metri, è il
quartiere conosciuto per essere la zona in cui si intrecciano il maggior numero di
nazionalità e tradizioni della città, un vero e proprio melting pot culturale e un crocevia del gusto,
grazie ai numerosi ristoranti e negozi di alimenti etnici e chioschi di street food qui presenti, ed è anche
chiamato la Chinatown di Roma, a causa della popolosa comunità cinese che si è stabilita qui nel
corso degli ultimi decenni.
Il quartiere, come lo vediamo oggi, si sviluppò verso la fine dell’Ottocento, intorno alla più grande
Piazza di Roma, Piazza Vittorio Emanuele II, sistemata e progettata dall’architetto romano Gaetano
Koch quando Roma divenne Capitale d’Italia.
Inaugurati nel 1888, i magnifici e da poco restaurati Giardini sono il cuore pulsante del Rione: definiti
all’epoca come un magnifico e romantico “square” caratterizzato da una cancellata decorativa, al loro
interno sono presenti tracce architettoniche di varie epoche ed hanno un carattere esotico per via
delle tante piante provenienti da tutto il mondo, tra cui palme, magnolie, platani oltre ad un delizioso
roseto.
Sempre all’interno dei giardini possiamo vedere i Trofei di Mario, una fontana monumentale di epoca
imperiale e la misteriosa Porta Magica; Porta Maggiore, con il curioso sepolcro del fornaio Eurisace e
di sua moglie Atistia; la Chiesa di Santa Bibiana, la prima opera di architettura in assoluto di Gian
Lorenzo Bernini; il Teatro Ambra Jovinelli, l’unico, a Roma, costruito in stile liberty; l’Acquario Romano,
iconico edificio monumentale ispirato alle architetture classiche greche e romane.
Inoltre sorge qui la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, abitazione di Elena, madre di Costantino,
che ne trasformò il grande atrio in una cappella per custodirvi le reliquie della Croce da lei portate a
Roma, e Villa Wolkonsky, fatta costruire nel 1830 dalla Principessa Zenaida Wolkonsky, moglie del
principe Nikita, aiutante di campo dello Zar Alessandro I, come un luogo in cui rifugiarsi lontano dal
caos del centro di Roma e in cui intrattenere i suoi amici artisti e letterati, tra cui Nikolaj Gogol’, che qui
scrisse alcuni capitoli del suo capolavoro Le anime morte.
L’area della villa è attraversata da trentasei campate dell’acquedotto neroniano, edificato nel I secolo
d.C.; su tre delle arcate, la principessa fece poggiare la sua dimora.
Lungo il resto dell’acquedotto si sviluppò un giardino in stile romantico, che divenne famoso per le sue
rose e i reperti romani, la maggior parte dei quali provenivano dalle tombe sorte lungo il percorso
dell’acquedotto: oggi, Villa Wolkonsky ospita la residenza ufficiale dell’ambasciatore britannico in
Italia.
Anticamente, il territorio dell’Esquilino aveva la fama di luogo maledetto che gli derivava dal suo
essere una zona malsana e paludosa.
Sebbene Mecenate lo fece bonificare per costruirvi la sua villa e altre abitazioni a uso privato, la zona
mantenne la sua nomea di luogo funesto immutata nei secoli: nel Medioevo, infatti, maghi, streghe e
negromanti si davano convegno qui per celebrare i loro riti magici.
Ludovisi
Il XVI Rione è Ludovisi: nato dalla Convenzione del 1886 tra i Boncompagni (eredi Ludovisi) e il
Comune di Roma, con cui destinavano alla lottizzazione Villa Ludovisi (circa 25 ettari di parco tra le
Mura Aureliane e il nucleo storico dei Rioni Trevi e Colonna), il Rione comprende le lussuose Via
Veneto, Via Boncompagni e Via Ludovisi, sede di molti alberghi di lusso ed ambasciate.
Lo stemma è il medesimo dei Ludovisi: tre bande d’oro oblique che sovrastano un dragone, anch’esso
d’oro, su sfondo rosso.
In epoca tardo-repubblicana, l’area su cui sorge, anticamente disseminata di sepolture, fu popolata
da sontuose ville patrizie abitate da personaggi illustri, tra cui Giulio Cesare e il senatore Sallustio che
in questa zona fece edificare ricchi giardini con padiglioni, porticati, fontane, terme, tempietti e statue:
gli Horti Sallustiani.
Il suo nome si deve al nipote di Papa Gregorio XV, il cardinale Ludovico Ludovisi (1595-1632),
sovrintendente generale dello Stato ecclesiastico e potente diplomatico gesuita che, nel 1621,
acquistò il terreno su cui sorgevano gli Horti per costruire la sua villa: meta di artisti e studiosi, qui si
potevano ammirare i preziosi marmi antichi che il cardinale fece restaurare da grandi maestri e artisti
come Bernini e Buzzi.
A fine Ottocento, dopo l’Unità d’Italia e la proclamazione di Roma Capitale, furono effettuati grandi
interventi urbanistici che prevedevano la creazione di strade spaziose, adatte alla nuova mobilità.
Nel 1894, nasce così Via Vittorio Veneto (conosciuta, ricordiamo, come la Via della Dolce Vita), ampia
“Passeggiata Umbertina” e strada principale del quartiere più lussuoso di Roma.
Lungo il suo percorso sorsero villini signorili e palazzi nobiliari, caffè e restaurant alla moda per l’alta
borghesia e l’aristocrazia, e vennero edificati anche grandi e lussuosi alberghi come l’Excelsior,
inaugurato nel 1906 dal proprietario, il barone Von Pfyffer.
Ricordiamo anche lo splendido Casino dell’Aurora, rimanenza dell’antica Villa Ludovisi, la cui bellezza
fu ampiamente decantata da artisti del calibro di Goethe, Stendhal, Gogol’ e D’Annunzio; Palazzo
Margherita, residenza della regina Margherita di Savoia, da cui prese il nome, e oggi sede
dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia; la Fontana delle Api, piccola ma graziosissima
fontana a forma di conchiglia opera di Gian Lorenzo Bernini; la Chiesa di Santa Maria della Concezione
dei Cappuccini, una delle chiese più suggestive di Roma, che nei sotterranei ospita l’antico cimitero
dei cappuccini risalente alla prima metà del Settecento con la cripta e la terra santa trasportata dalla
Palestina o da Gerusalemme.
Sallustiano
Il XVII Rione è Sallustiano: sorto verso la fine dell’Ottocento su un territorio compreso tra la Via Pia
(quella che poi diventerà Via XX Settembre) e la nascente Via Boncompagni, differisce dagli altri Rioni
“piemontesi” per il suo schema viario molto meno rigido e severo.
Il centro del Rione è Piazza Sallustio, dove ancora oggi si notano i resti degli Horti Sallustiani, e poco
distante sorge la Chiesa di Santa Maria della Vittoria nella quale è conservato il gruppo scultoreo
dell’Estasi di Santa Teresa del Bernini, da poco restaurato.
Lo stemma presenta lo “specchio d’oro di Venere Ericina” su sfondo azzurro (allusivo al tempio negli
Orti Sallustiani).
Sorge nel Rione il delizioso Villino Boncompagni Ludovisi che ospita l’omonimo Museo per le Arti
Decorative, il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX e i già citati Horti Sallustiani realizzati, in età
repubblicana, dal senatore e celebre storico Gaio Sallustio Crispo per la sua villa.
Nel 410 d.C., la villa venne saccheggiata e poi distrutta dai Visigoti di Alarico che entrando a Roma
abbatterono ampie porzioni di acquedotti che causarono lo spopolamento della zona a causa
dell’assenza di acqua.
L’acquedotto venne ripristinato solo a fine ‘500 da Papa Sisto V, Felice Peretti, da cui da quel momento
prese il nome.
Fino all’Unità d’Italia, la zona, che all’epoca faceva ancora parte del Rione Trevi, era popolata per lo
più da grandi vigneti e ville di famiglie nobili tra cui il Villino Casati che tra i suoi ospiti più celebri
ebbe Gabriele D’Annunzio.
Il Rione Sallustiano, come il Rione Ludovisi, Castro Pretorio, Celio, Testaccio, San Saba e Prati,
fu istituito nel 1921, a seguito del notevole ampliamento di cui la città fu protagonista tra il 1890 e il
1920.
Nel 1887, durante i lavori di lottizzazione di Villa Ludovisi, nell’area anticamente occupata dal Tempio
di Venere Erycina, fu rinvenuto il celebre Trono Ludovisi, importante bassorilievo databile al 460-450
a.C. che raffigura la nascita di Afrodite dalla spuma del mare: oggi è conservato nel Museo Nazionale
Romano-Palazzo Altemps.
Nei pressi dell’antica Porta Collina, distrutta alla fine del XIX secolo, si estendeva un’area dalla fama
lugubre, il Campus Sceleratus: qui, come raccontano Plutarco, Fedro e Pomponio Leto,
venivano sepolte vive le Vestali che non avevano osservato il voto di castità.
La prima di cui si abbia notizia fu Minucia, nel 336 a.C.
Castro Pretorio
Il XVIII Rione è Castro Pretorio: il nome deriva da Castra Praetoria, caserma edificata nel 23 d.C. su
ordine di Tiberio.
Ancora oggi, l’area su cui sorgeva l’antico accampamento ospita un presidio dell’Esercito Italiano, il
che ne fa la caserma più antica al mondo, con i suoi quasi 2000 anni di storia.
Lo stemma è un labaro d’oro (l’insegna della Guardia pretoriana, usato quando l’Imperatore
accompagnava l’esercito) su sfondo rosso.
Qui, tra il 298 e il 306 d.C., l’Imperatore Massimiano fece costruire l’immenso complesso termale
dedicato a Diocleziano, sulla cui grandiosa eredità antica Michelangelo integrò la sua Basilica di Santa
Maria degli Angeli e dei Martiri, mantenendone intatta la struttura.
In questa zona, Papa Sisto V fece costruire la sua lussuosa dimora, Villa Peretti Montalto: tra il 1585 e
il 1590, il periodo del suo pontificato, il Papa fu il grande artefice della riorganizzazione urbanistica,
architettonica ed estetica di Roma; grazie alla collaborazione con l’architetto Domenico Fontana,
realizzò numerose e notevoli opere strutturali e abbellimenti della città.
Anche quest’area, dopo l’Unità d’Italia, fu interessata da una intensa trasformazione edilizia.
Le sontuose ville patrizie presenti nella zona fin dal Cinquecento furono abbattute per fare spazio
ai grandi palazzi in stile umbertino fatti costruire dai piemontesi giunti in città da Torino: a loro si deve
l’edificazione degli immensi palazzi ministeriali, degli alberghi sfarzosi, del Teatro dell’Opera di Roma,
raffinato tempio moderno del balletto e della lirica, e l’apertura di ampie e signorili strade, come Via
Nazionale e Via Cavour, e di piazze monumentali come Piazza Esedra, oggi Piazza della Repubblica,
con la Fontana delle Naiadi e gli imponenti palazzi porticati dell’architetto Gaetano Koch.
Tra i tanti monumenti, possiamo vedere il Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano e il
Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo che ospitano la raccolta archeologica più importante
del mondo, la Fontana del Mosè, la mostra finale dell’Acquedotto Felice, Porta Pia, anch’essa frutto
del genio di Michelangelo, Via Nazionale, elegante via dello shopping, e infine il Museo storico dei
Bersaglieri che conserva i cimeli e i ricordi di questo eroico corpo militare.
A ridosso della Stazione Termini, principale snodo ferroviario della Capitale e d’Italia, si trova la sede
della Biblioteca Nazionale Centrale.
(fine quarta parte)
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foto: Villino Boncompagni Ludovisi che ospita l’omonimo Museo per le Arti Decorative
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