EDITORIALE DELLA FONDAZIONE

La scala mobile e il rischio di default del 1992, inflazione contro potere d’acquisto

La scala mobile nel 1992, da strumento di protezione a causa della crisi economica italiana. Scopri le conseguenze.

La scala mobile e il rischio di default del 1992, inflazione contro potere d’acquisto

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Inflazione e salari, come l’Italia abolì la scala mobile per evitare il default negli anni ‘90.

Nel 1992, l’Italia affrontò una delle sue crisi economiche più gravi, caratterizzata da alta inflazione, crescita del debito pubblico e rischio di default. La scala mobile, un meccanismo di adeguamento automatico dei salari all’inflazione, giocò un ruolo cruciale, alimentando una spirale pericolosa per l’economia.

Cos’è la scala mobile e come funziona?

La scala mobile era un sistema che collegava automaticamente i salari all’aumento del costo della vita, misurato dall’inflazione. Questo significava che ogni volta che i prezzi aumentavano, i lavoratori ricevevano un incremento salariale proporzionale.

Ad esempio:

• Se un lavoratore guadagnava 1 milione di lire al mese e l’inflazione annuale era del 10%, il suo stipendio aumentava di 100.000 lire per mantenere invariato il suo potere d’acquisto.

Questo sistema, introdotto nel dopoguerra, mirava a proteggere i lavoratori dall’erosione dei salari reali. Tuttavia, negli anni ‘70 e ‘80, si rivelò una delle cause principali della spirale inflazione-salari.

Inflazione e spirale salari-prezzi

Negli anni ‘80, l’Italia aveva un’inflazione tra le più alte d’Europa, con tassi superiori al 20% in alcuni periodi. La scala mobile contribuiva a:

1. Aumentare i costi per le imprese: Gli adeguamenti salariali frequenti riducevano i margini di profitto.
2. Spingere l’inflazione verso l’alto: Le imprese, per compensare l’aumento dei salari, alzavano i prezzi dei prodotti, alimentando ulteriormente l’inflazione.
3. Ridurre la competitività: I beni italiani diventavano più costosi rispetto a quelli prodotti in altri Paesi, danneggiando le esportazioni.

Il contesto del 1992, una crisi senza precedenti

Nel 1992, l’Italia si trovava in una crisi economica drammatica:

• Debito pubblico: Superava il 100% del PIL, rendendo il Paese vulnerabile agli attacchi speculativi.
• Inflazione alta: Sebbene in calo rispetto agli anni ‘80, continuava a erodere il potere d’acquisto e la fiducia dei mercati.
• Speculazione contro la lira: La moneta italiana subì forti pressioni, costringendo la Banca d’Italia a svalutare.

In questo contesto, la scala mobile era vista come un ostacolo per contenere l’inflazione e rilanciare la competitività economica.

La svolta del 1992, l’accordo Ciampi-Amato

Per evitare il default, il governo guidato da Giuliano Amato e la Banca d’Italia, sotto Carlo Azeglio Ciampi, adottarono misure drastiche, tra cui:

• Taglio della scala mobile: Con l’accordo del luglio 1992, si abolì il meccanismo automatico di adeguamento dei salari. Questo segnò un cambiamento storico nel rapporto tra salari e inflazione.
• Austerità fiscale: Fu introdotta una manovra finanziaria d’emergenza con tagli alla spesa pubblica e nuove tasse.
• Svalutazione della lira: La moneta fu deprezzata, aumentando la competitività delle esportazioni italiane.

Inflazione vs potere d’acquisto, un equilibrio delicato

L’abolizione della scala mobile contribuì a ridurre l’inflazione negli anni successivi, ma non senza costi:

• Inflazione più bassa: Nel medio termine, il contenimento dell’inflazione stabilizzò i prezzi e aumentò la fiducia degli investitori internazionali.
• Calo del potere d’acquisto: Senza adeguamenti automatici, i salari reali rimasero fermi o addirittura calarono per molti lavoratori, causando tensioni sociali.

Confronto con altri paesi europei

• Germania: Non aveva un sistema simile alla scala mobile, ma adottava politiche salariali rigide e inflazione controllata, mantenendo alta la competitività.
• Francia: Preferì accordi salariali negoziati piuttosto che automatismi, evitando l’effetto spirale prezzi-salari.
• Italia: Fino al 1992, era una delle poche economie avanzate a mantenere un sistema di adeguamento automatico, penalizzando la propria competitività.

La lezione del 1992, tra austerità e riforme

L’esperienza della scala mobile insegna che l’equilibrio tra inflazione e potere d’acquisto è fondamentale. Sebbene il meccanismo proteggesse i lavoratori nel breve periodo, nel lungo termine contribuì a una crisi economica che l’Italia pagò a caro prezzo.

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foto: I leader della UIL Pietro Larizza, della CGIL Bruno Trentin e della CISL Sergio D’Antoni approvarono l’abolizione della scala mobile.


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02 Dicembre 2024 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi

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