EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
In Italia, la maternità continua a rappresentare un punto critico per la carriera delle donne. Secondo la relazione annuale dell’INPS, sebbene l’occupazione femminile sia in leggero aumento, raggiungendo il 53,6%, rimane comunque ben distante dal tasso di occupazione maschile, che si attesta al 71%, e dalla media UE del 70,2%. Ma c’è un fattore che incide profondamente sulla vita lavorativa delle donne: la nascita del primo figlio. Le statistiche rivelano che, fino a un certo punto, il rischio di smettere di lavorare è simile per uomini e donne (10,5-11% per le donne contro l’8,9% per gli uomini). Tuttavia, dopo la nascita del primo figlio, questa probabilità aumenta drasticamente al 18% per le donne, mentre per gli uomini rimane stabile intorno all’8%. La maternità, dunque, continua a rappresentare un fattore di disuguaglianza sul mercato del lavoro.
Disparità di genere nel lavoro e nelle retribuzioni post-nascita
Le differenze tra uomini e donne dopo la nascita di un figlio non si limitano all’occupazione. Il rapporto dell’INPS evidenzia una riduzione del reddito delle madri, che si attesta al 76% nell’anno di nascita del figlio, mentre per i padri si osserva un incremento salariale del 6%. Per le donne, il ritorno ai livelli di retribuzione pre-maternità richiede circa cinque anni. Inoltre, dopo la nascita del figlio, le neo-mamme tendono a ridurre le ore di lavoro, spesso optando per contratti part-time, una situazione che persiste fino ai sette anni del bambino. Per i padri, al contrario, aumentano le settimane lavorate e il tempo dedicato alla carriera.
Conseguenze sulla vita familiare e sociale
Questa disparità nel carico lavorativo legato alla cura dei figli e nella divisione dei ruoli domestici si riflette non solo sull’equilibrio familiare, ma anche sull’intera società. Il sacrificio delle donne nella sfera lavorativa, a favore della famiglia, penalizza l’intera economia. La continua penalizzazione della maternità sul lavoro è un fattore che contribuisce anche al calo delle nascite, senza che le istituzioni riescano a trovare soluzioni efficaci per supportare le madri lavoratrici.
Politiche di sostegno alle madri e congedo di paternità
Il calo delle nascite dovrebbe spingere a un miglioramento delle politiche di welfare e all’implementazione di misure come il congedo di paternità, che possano alleggerire il carico che ricade esclusivamente sulle donne. Tuttavia, queste misure tardano a concretizzarsi. È evidente che occorre una svolta culturale e istituzionale per permettere alle donne di conciliare al meglio il ruolo di madre e quello di lavoratrice, riducendo il divario di genere nel mondo del lavoro.
L’urgenza di un cambiamento strutturale
La disparità di genere che colpisce le madri lavoratrici è un problema che riguarda l’intera società. Affrontare seriamente questo tema significa non solo ridurre le disuguaglianze, ma anche favorire un equilibrio familiare che porti benefici a tutti. Misure di sostegno più incisive per le famiglie e per le donne sono fondamentali per evitare che la maternità continui a essere un ostacolo alla carriera, penalizzando non solo le donne, ma l’intera economia del Paese.
01 Ottobre 2024 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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