EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Nel 2023, le aggressioni segnalate al personale medico e sanitario hanno superato le 16.000, una cifra allarmante che riflette un problema profondo nel sistema sanitario italiano. Le vittime di queste violenze sono in gran parte donne, costituendo l’80% dei casi. Questi episodi si verificano soprattutto nei reparti di emergenza e psichiatria, dove la tensione è spesso alle stelle. I recenti fatti di Foggia, in cui infermieri e medici sono stati aggrediti, sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che ormai caratterizza le cronache ospedaliere quotidiane.
Cause e conseguenze: la frustrazione che esplode
Le aggressioni non sono solo il risultato di atti isolati di violenza, ma emergono in un contesto di forte insoddisfazione da parte dei pazienti, aggravato dalla carenza di personale e dalla mancanza di fondi nel sistema sanitario. Gli operatori sanitari, sovraccaricati di lavoro e sottoposti a livelli elevati di stress, spesso non hanno il tempo di fornire l’attenzione necessaria ai pazienti e alle loro famiglie. Questo crea un terreno fertile per la frustrazione, che, in alcuni casi, sfocia in violenza fisica e psicologica contro il personale medico. Purtroppo, molti episodi non vengono denunciati, il che impedisce una corretta gestione del problema.
Dati allarmanti: la pandemia e l’escalation di violenze
La pandemia di Covid-19 ha esacerbato un problema già esistente, alimentando un clima di tensione e paura che ha visto aumentare le aggressioni. Nel 2022, sono state 2.243 le aggressioni accertate, ma il 2023 ha visto una crescita esponenziale, con oltre 16.000 episodi. Durante l’estate, le violenze hanno raggiunto livelli record, con 34 casi segnalati solo ad agosto. Secondo gli infermieri di Nursing Up, la combinazione di temperature elevate e carenza di personale ha creato condizioni insostenibili per i lavoratori del settore sanitario.
Il sottofinanziamento della sanità: un problema che aggrava la situazione
L’Italia si colloca al 16º posto tra i 27 paesi europei dell’area OCSE per spesa sanitaria pubblica pro-capite, investendo solo il 6,2% del PIL nel settore. Questo sottofinanziamento cronico non solo limita l’accesso alle cure, ma peggiora le condizioni di lavoro degli operatori sanitari. Il carico di lavoro e le responsabilità sono in continuo aumento, mentre le risorse disponibili rimangono insufficienti per garantire un servizio adeguato. Questo squilibrio non solo riduce la qualità delle prestazioni, ma contribuisce anche a creare un ambiente di lavoro teso e frustrante per chi lavora in prima linea.
Le proposte per fermare le aggressioni: sciopero e “daspo sanitario”
Il 16 settembre, diverse associazioni di categoria hanno indetto uno sciopero per richiedere misure urgenti a tutela del personale sanitario. Tra le proposte c’è quella del “daspo sanitario”, che prevedrebbe l’esclusione dalle cure programmate per tre anni per chi aggredisce gli operatori. Tuttavia, questa proposta è stata fortemente criticata, poiché rischia di violare il diritto universale alle cure. Altre soluzioni, come una formazione più adeguata e l’aumento degli organici, sono state avanzate per affrontare il problema in modo più strutturale e garantire una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro.
12 Settembre 2024 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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