EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Ogni estate, puntuale come un esame di maturità, arriva la nuova edizione della classifica Censis delle università italiane. Un appuntamento importante per chi sta per intraprendere il proprio percorso accademico e desidera scegliere con consapevolezza. L’indagine, giunta alla sua venticinquesima edizione, valuta 70 indicatori su 962 variabili, dalle borse di studio ai servizi digitali, fino all’occupabilità post-laurea. E tra le tante posizioni in classifica, una brilla particolarmente per il Sud: l’Università di Cassino conquista il secondo posto tra i piccoli atenei statali italiani.
Cassino sul podio dei piccoli atenei statali
Con un punteggio di 89,0, l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale scala due posizioni rispetto all’anno scorso, superando concorrenti storiche come la Tuscia e Macerata. Una crescita che testimonia l’impegno costante nell’offrire agli studenti servizi di qualità, infrastrutture efficienti e una didattica al passo con i tempi. A guidare la classifica è ancora l’Università di Camerino (96,0), ma il balzo in avanti di Cassino è un segnale forte: anche i territori più piccoli, se ben guidati, possono diventare poli d’eccellenza nella formazione universitaria.
Un contesto in evoluzione, numeri in crescita
Nel complesso, l’università italiana vive un momento di crescita. I dati dell’Anagrafe Nazionale degli Studenti Universitari segnalano un aumento del 5,3% delle immatricolazioni per l’anno accademico 2024/2025. Il Sud, in particolare, mostra segnali incoraggianti con un +6,1%, superato solo dal Centro (+14,0%). A livello nazionale, le aree disciplinari più gettonate sono quelle economico-giuridiche e STEM, seguite dal settore sanitario. Anche in questo panorama, l’università di Cassino riesce ad attrarre studenti con un’offerta che guarda al territorio ma con una prospettiva internazionale.
Venticinque anni di cambiamenti e nuove priorità
Guardando ai dati di lungo periodo, il sistema universitario italiano ha subito profonde trasformazioni. Dal 2000 a oggi, le immatricolazioni sono cresciute del 21,3%, con un vero e proprio boom nei corsi di area sanitaria (+63,2%) e STEM (+42,8%). In questo contesto, l’Università di Cassino ha saputo ritagliarsi un ruolo strategico, investendo in laboratori, progetti di ricerca e collaborazioni internazionali. Non è un caso se molti dei suoi corsi mostrano buone performance anche nelle classifiche per singola area disciplinare.
Più che numeri, scelte di qualità
La forza dell’ateneo di Cassino non risiede soltanto nei punteggi, ma nella capacità di offrire un ambiente a misura di studente. Classi non sovraffollate, rapporti diretti con i docenti, servizi di tutoraggio e supporto allo studio: elementi che fanno la differenza e che, spesso, nei grandi atenei si perdono tra i numeri. Questo spiega perché sempre più giovani del Sud – ma non solo – guardano con interesse a questa realtà. E la classifica Censis lo conferma: la qualità si misura anche nella cura dei dettagli.
Quando il territorio investe nel sapere
Il risultato di Cassino è anche il riflesso di un territorio che ha scelto di puntare sulla formazione come leva di sviluppo. In un’Italia che vede ancora troppe disuguaglianze tra Nord e Sud, il secondo posto di un ateneo meridionale rappresenta una piccola, grande vittoria. Significa che, con visione e investimenti mirati, è possibile offrire opportunità concrete anche lontano dai grandi centri urbani. E se è vero che le classifiche non raccontano tutto, è altrettanto vero che questo piazzamento dice molto su ciò che si può costruire con dedizione e coerenza.
Luigi Canali
Luglio 2025 © Luigi Canali
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