EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Con l’approvazione del disegno di legge costituzionale da parte del Consiglio dei ministri, Roma compie un balzo in avanti verso il riconoscimento concreto del suo ruolo istituzionale. Dopo anni di annunci, ritardi e rivendicazioni trasversali, il governo ha dato il via all’iter che porterà finalmente alla modifica dell’articolo 114 della Costituzione, attribuendo alla Capitale d’Italia una nuova forma di autonomia, sia legislativa che finanziaria. Non sarà una nuova Regione, ma un ente dotato di prerogative speciali in grado di affrontare con maggiore efficacia le sfide urbane, amministrative e culturali.
Cosa prevede la riforma costituzionale
Il testo approvato prevede che Roma potrà legiferare su undici ambiti chiave: dal trasporto pubblico locale alla polizia amministrativa, dalla valorizzazione dei beni culturali alla promozione del turismo, fino alla gestione dei servizi sociali e dell’edilizia pubblica. In parallelo, verranno riconosciute “peculiari condizioni di autonomia amministrativa e finanziaria” nel rispetto dell’articolo 119 della Costituzione. In altre parole, Roma avrà più strumenti per decidere su temi che la riguardano direttamente, senza dover dipendere, come oggi, da normative pensate per contesti molto diversi.
Un consenso bipartisan e un testo condiviso
Una delle novità più rilevanti non sta solo nel contenuto della riforma, ma anche nel metodo con cui è stata costruita. Il sindaco Roberto Gualtieri ha sottolineato il clima di collaborazione costante con Palazzo Chigi e la condivisione del testo lungo tutte le fasi dell’elaborazione. Un approccio che ha generato un consenso trasversale, raro in tempi di forti divisioni politiche. La premier Giorgia Meloni ha definito l’intervento “un impegno mantenuto”, mentre Antonio Tajani lo ha rivendicato come frutto anche di una lunga battaglia politica di Silvio Berlusconi.
Roma come le altre Capitali europee
Il cuore politico e simbolico della riforma è tutto qui: Roma deve essere messa nelle condizioni di operare come le altre grandi Capitali del mondo. Il paragone con Parigi, Berlino o Londra è spesso impietoso. Nessuna di queste metropoli affronta il proprio ruolo con strumenti limitati come avviene oggi a Roma. Il riconoscimento giuridico e costituzionale di un’autonomia su misura rappresenta un allineamento con gli standard europei, ma anche un atto di responsabilità istituzionale verso una città che, come ha detto la presidente del Consiglio, “non è una città come le altre”.
Non solo autonomia, ma anche risorse
L’autonomia legislativa sarebbe poco efficace senza l’autonomia finanziaria. Per questo motivo, il disegno di legge non si limita a ridisegnare i poteri, ma prevede anche che Roma possa contare su risorse adeguate. Non si tratta solo di dotare la Capitale di fondi, ma di garantirle la possibilità di gestirli in autonomia, programmando interventi a medio e lungo termine, soprattutto in settori come i trasporti, l’edilizia, la cultura e la promozione internazionale.
Una riforma che chiede continuità
Se il disegno di legge costituzionale rappresenta il primo passaggio, ora si apre il capitolo della legge ordinaria. Gualtieri ha auspicato che le due norme viaggino insieme e in tempi rapidi, possibilmente entro la legislatura. La coerenza tra il quadro costituzionale e quello operativo sarà fondamentale per rendere realmente efficaci i nuovi poteri. Ma soprattutto, sarà decisivo mantenere lo spirito di condivisione tra istituzioni, al di là delle appartenenze politiche.
01 Agosto 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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