EDITORIALE DELLA FONDAZIONE

Lavorare da casa non è un hobby, la realtà delle madri con partita Iva

L’indagine Fiscozen racconta come le madri libere professioniste scelgono di gestire lavoro e famiglia secondo i propri valori.

Lavorare da casa non è un hobby, la realtà delle madri con partita Iva

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Tra difficoltà economiche e stereotipi, le madri con partita Iva costruiscono percorsi professionali che rispettano i loro ritmi.

Essere una madre con partita Iva nel 2025 significa affrontare ogni giorno una doppia sfida. Da un lato c’è la fatica di gestire in autonomia il proprio lavoro, dall’altro i pregiudizi di chi considera questa condizione una “comodità” temporanea. Frasi come “sei sempre disponibile, no?” o “in fondo il tuo vero lavoro è fare la mamma” continuano a rimbalzare nei discorsi, sottovalutando la scelta consapevole di tante donne di costruirsi una carriera autonoma.

La fotografia della situazione, i dati dell’indagine

In occasione della festa della mamma 2025, la tech company Fiscozen ha condotto un’indagine su oltre 1100 libere professioniste. Il risultato è chiaro: sei madri su dieci preferiscono lavorare in proprio per avere maggiore libertà nella gestione della propria vita familiare e lavorativa. Questa decisione, però, si inserisce in un contesto di grande incertezza economica e scarsità di servizi di supporto.

Difficoltà quotidiane tra lavoro e famiglia

La ricerca mette in evidenza le principali difficoltà delle madri con partita Iva. L’incertezza dei guadagni nei periodi di fermo pesa sul 28,3% delle intervistate. A questo si aggiungono i problemi legati alla gestione degli imprevisti familiari, come malattie o chiusure scolastiche, che coinvolgono il 20,5%. Non meno rilevanti sono le difficoltà di conciliare tempi e carichi di lavoro (15,2%) e il dover lavorare con i figli in casa, spesso senza riconoscimento del proprio ruolo professionale.

Le richieste delle madri per una maggiore tutela

Le priorità segnalate dalle libere professioniste sono concrete: un sussidio per malattia o infortunio è la richiesta principale (33,7%), seguita da incentivi economici per le madri (30,2%) e da un miglior accesso ai servizi per l’infanzia (20,6%). Solo una minoranza (13,6%) chiede l’estensione del congedo di maternità, a conferma che la vera esigenza è la flessibilità e non la semplice “assenza dal lavoro”.

Pregiudizi duri a morire, ma la determinazione resta

Quasi il 90% delle intervistate ha dichiarato di essere stata bersaglio di frasi sminuenti sul proprio lavoro. Commenti come “il tuo non è un vero lavoro” o “lo fai perché sei a casa con i figli” sono ancora all’ordine del giorno. Eppure, la determinazione delle madri libere professioniste nel portare avanti la propria attività non si lascia scalfire da queste visioni superficiali.

L’orgoglio di scegliere i propri tempi

La libertà di organizzare il proprio lavoro in base ai ritmi familiari rappresenta il principale motivo di soddisfazione per sei madri su dieci. Due su dieci apprezzano anche la possibilità di prendersi pause strategiche senza dover chiedere autorizzazioni. La partita Iva, per queste donne, non è un rifugio, ma uno strumento per costruire una carriera su misura, capace di rispettare il proprio ruolo di madre e di professionista.

La voce delle madri libere professioniste

“Le testimonianze che abbiamo raccolto dimostrano una grande determinazione. Molte madri vedono nella libera professione l’unica strada per poter essere presenti nella crescita dei propri figli senza rinunciare alle proprie ambizioni lavorative” ha dichiarato Enrico Mattiazzi, CEO e co-founder di Fiscozen. “Nonostante le carenze di tutele, la scelta di lavorare in proprio è vissuta come una conquista di libertà e un modo per definire il proprio equilibrio tra vita privata e lavoro”.


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13 Maggio 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi

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