EDITORIALE DELLA FONDAZIONE

Perché il Lazio resta fuori dalla Zes mentre l’economia locale soffre

Marche e Umbria entrano nella ZES unica, il Lazio resta fuori e la crisi industriale avanza

Perché il Lazio resta fuori dalla Zes mentre l’economia locale soffre

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Per la CISL il Lazio deve essere incluso nella ZES per evitare il collasso produttivo

Cresce la pressione per includere il Lazio tra le Regioni che beneficiano della Zona Economica Speciale del Mezzogiorno

Un’opportunità strategica che il Lazio rischia di perdere

Con l’estensione della Zona Economica Speciale (ZES) anche a Marche e Umbria, il panorama dello sviluppo industriale del Centro-Sud italiano sta cambiando. Una trasformazione che rende ancora più evidente l’urgenza di includere anche il Lazio in questa nuova strategia nazionale di crescita. A sottolinearlo è Enrico Coppotelli, Segretario Generale della CISL Lazio, che da mesi rilancia l’allarme: senza ZES, il Lazio rischia un pericoloso isolamento economico.

Il rischio concreto di essere tagliati fuori

Per la CISL Lazio, l’allargamento della ZES non è solo una questione tecnica ma una scelta politica fondamentale. L’esclusione della Regione da questo circuito virtuoso rischia di compromettere la capacità attrattiva del territorio, già messa a dura prova da anni di rallentamento industriale e di mancate politiche di rilancio. “Serve un’azione immediata”, insiste Coppotelli, “perché restare fuori ora significa perdere il treno degli investimenti e dei nuovi insediamenti”.

Una fragilità industriale che non può essere ignorata

Il Lazio, sebbene centrale e strategico per l’intero Paese, è attraversato da una crisi profonda nel comparto produttivo. A preoccupare maggiormente è il settore dell’automotive, che in molte aree della Regione rappresenta un pilastro economico in bilico. I dati mostrano segnali di forte indebolimento, e secondo la CISL il rischio di collasso non è remoto. “La crisi potrebbe esplodere da un momento all’altro”, avverte Coppotelli, “e senza misure straordinarie non ci sarà ripresa”.

Marche e Umbria sì, ma il Lazio?

L’ufficialità dell’ingresso di Marche e Umbria nella ZES unica ha creato un precedente importante. Se due Regioni del Centro possono accedere a questi strumenti di sviluppo, appare sempre meno giustificabile l’esclusione del Lazio. “Chiediamo che anche il nostro territorio venga ricompreso nella ZES – ribadisce Coppotelli – e che i benefici siano estesi in modo omogeneo all’intera Regione, perché la fragilità non riguarda solo alcune aree, ma è diffusa”.

ZES unica, una leva per nuovi investimenti

L’obiettivo della ZES è chiaro: attrarre capitali, stimolare l’occupazione, ridare fiato alle imprese. Per il Lazio, essere parte di questa rete significherebbe poter contare su agevolazioni fiscali, semplificazioni amministrative, infrastrutture potenziate. Elementi decisivi per invertire la rotta. “Non possiamo restare ai margini – sostiene la CISL Lazio – perché la ZES è già il presente, non più una proposta da valutare, ma un’urgenza da attuare”.

Il ruolo del sindacato e la forza del dialogo

In questo scenario complesso, la CISL Lazio rivendica il ruolo propositivo del sindacato come motore di confronto e stimolo verso le istituzioni. Fin dal congresso regionale del novembre scorso, la sigla ha messo al centro il tema dell’inclusione nella ZES. E oggi, alla luce delle ultime decisioni nazionali, rilancia l’appello: nessuna Regione centrale deve restare periferia economica. Il Lazio ha bisogno di una visione industriale chiara, sostenuta da misure strutturali e coordinate.


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06 Agosto 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi

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