EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Nei prossimi anni, il mercato del lavoro italiano si troverà davanti a una sfida cruciale: trovare le persone giuste per i mestieri del futuro. Le previsioni parlano chiaro: serviranno milioni di nuovi occupati, ma i laureati, specialmente in ambito scientifico e tecnologico, scarseggiano.
Un fabbisogno enorme e un divario crescente
Secondo le stime di Unioncamere e del Ministero del Lavoro, tra il 2025 e il 2029 l’Italia avrà bisogno di oltre 3,5 milioni di nuovi occupati. Di questi, almeno 1,1 milioni dovranno essere laureati. Un dato incoraggiante, se non fosse per un dettaglio allarmante: solo il 28% dei nuovi lavoratori attuali possiede una laurea.
La richiesta di profili qualificati cresce, ma la disponibilità di giovani formati non tiene il passo. Le aree Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) saranno le più ricercate, coprendo circa il 25% della domanda complessiva, ma proprio in questi ambiti si registra la carenza maggiore.
Professioni che mancano e percorsi in eccesso
I dati del sistema Excelsior e di Almalaurea mostrano che ogni anno potrebbero mancare fino a 18 mila laureati in discipline scientifiche, matematiche e informatiche.
Anche gli indirizzi economico-statistici e medico-sanitari mostrano carenze significative, con un deficit stimato rispettivamente tra 12 e 17 mila e tra 7 e 8 mila professionisti l’anno.
Al contrario, si prevede un eccesso di offerta nelle lauree in ambito umanistico, linguistico, psicologico e giuridico, dove il numero dei diplomati supera di gran lunga le reali necessità del mercato.
Competenze green e digitali, le nuove chiavi del lavoro
Il futuro del lavoro in Italia parlerà il linguaggio della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica.
Sempre secondo Unioncamere, circa 2,5 milioni di lavoratori dovranno sviluppare competenze green di livello intermedio, e oltre 1,5 milioni dovranno possederle a un livello elevato.
Parallelamente, il World Economic Forum prevede che entro il 2030 l’intelligenza artificiale genererà 170 milioni di nuovi posti di lavoro a livello globale, ma ne eliminerà 92 milioni, con un saldo positivo di 78 milioni.
Un equilibrio delicato, che richiederà di ripensare la formazione, puntando su creatività, pensiero critico e competenze digitali.
Lo Young International Forum, un ponte tra scuola e lavoro
In questo scenario si è collocato lo Young International Forum (YIF), giunto alla sua 17ª edizione, che ha aperto i battenti il 21 ottobre negli spazi di Cinecittà Studios a Roma.
Organizzato dalla Fondazione Italia Education e da Corriere Università e Lavoro, il Forum ha riunito per tre giorni docenti, esperti, manager e studenti per discutere di formazione, orientamento e opportunità professionali.
L’edizione 2025 ha proposto focus dedicati alle professioni legate ai diversi corsi di laurea, offrendo ai giovani strumenti concreti per scegliere il proprio futuro con consapevolezza.
Formare per crescere, la sfida del capitale umano
Per Mariano Berriola, presidente della Fondazione Italia Education e direttore del Forum, il nodo principale resta la scarsità di laureati:
“Lo scarso numero di laureati in Italia rappresenta uno dei principali freni alla crescita, allo sviluppo e all’innovazione” – ha affermato.
Le imprese faticano a trovare le competenze necessarie per competere sui mercati globali, mentre la fuga dei cervelli e la denatalità aggravano la situazione.
Berriola ha sottolineato l’urgenza di un progetto nazionale per i giovani che integri scuola, università e politiche attive del lavoro, promuovendo l’orientamento e l’alternanza scuola-lavoro come strumenti fondamentali.
Un orientamento che fa la differenza
Nel corso della manifestazione, studenti e neolaureati hanno partecipato a seminari, laboratori e workshop interattivi per capire come costruire il proprio percorso formativo e professionale.
Come ha ricordato Berriola, “un buon orientamento può garantire scelte più consapevoli, riducendo il fenomeno degli abbandoni e della dispersione universitaria”.
Preparare i giovani alle professioni del futuro non significa solo formare tecnici o specialisti, ma cittadini capaci di leggere i cambiamenti, adattarsi e innovare.
23 Ottobre 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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