EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha pubblicato uno studio che apre nuove prospettive sulla presenza e sul movimento del ghiaccio marziano. A contribuire alla ricerca anche l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, con il prof. Michele Saroli del Dipartimento di Ingegneria Civile e Meccanica.
Un contributo italiano allo studio di Marte
Il team guidato dall’INGV ha indagato le aree di Ismenius Lacus, individuando tracce di ghiaccio superficiale che presentano somiglianze con i ghiacciai terrestri. A differenza del nostro pianeta, però, il ghiaccio marziano non sembra derivare da nevicate, ma da una parziale fusione del permafrost sotterraneo.
Tecnologia e osservazioni 3D
Grazie a immagini satellitari ad altissima risoluzione e a uno stereoscopio digitale, i ricercatori hanno potuto osservare in tre dimensioni dettagli prima solo ipotizzati. “Abbiamo rilevato strutture compatibili con lo scivolamento di ghiaccio superficiale”, spiega il ricercatore Marco Moro dell’INGV.
Segni geomorfologici inequivocabili
Le analisi hanno messo in luce formazioni tipiche del flusso plastico del ghiaccio, come strutture spigolose (SEP), morfologie a spina di pesce, fratture e canali con falsi meandri. Tutti indizi che confermano l’esistenza di dinamiche glaciali recenti, escludendo l’ipotesi di antichi processi fluviali fossilizzati.
Il supporto dei dati climatici
Le osservazioni dirette sono state integrate con dati climatici satellitari che mostrano la stabilità del ghiaccio per tutto l’anno, con una fusione parziale nei mesi estivi. Questo rafforza l’idea che su Marte esista un ciclo stagionale del ghiaccio, fondamentale per comprendere la distribuzione dell’acqua.
Nuove prospettive per le missioni future
Secondo Adriano Nardi, ricercatore INGV, “i risultati ottenuti forniscono strumenti preziosi per la pianificazione delle prossime missioni di ricerca e monitoraggio del Pianeta Rosso”. Lo studio conferma l’importanza di integrare analisi geomorfologiche, dati orbitali e modelli tridimensionali per comprendere meglio la dinamica dell’acqua nello spazio.
25 Settembre 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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