Emmanuel Miraglia, un amico e una perdita incolmabile

Una vita dedicata a costruire una sanità più umana, dove la persona viene prima di tutto

La scomparsa di Emmanuel Miraglia lascia un vuoto nella sanità italiana e nel cuore di chi ha creduto nei suoi ideali

È attorno alla centralità della persona che la sanità può crescere nell’assistenza, nella ricerca e nella cura. È nella collaborazione concreta, al servizio dei pazienti, tra pubblico e privato che si può sperare di fare quel salto di qualità di cui il nostro Paese ha un estremo bisogno. Era un cattolico convinto, nella vita privata come in quella lavorativa, visionario al punto da intuire in anticipo su tutti gli sviluppi e l’importanza di una sanità privata in grado di dialogare con tutti gli altri attori allo scopo preciso di divenire in grado di automigliorarsi costantemente. Emmanuel Miraglia era uno dei miei amici più cari, io sindacalista, lui imprenditore privato, sembrerebbe una contraddizione in termini, nulla di più falso, in decenni e decenni di conoscenza, stima e amicizia ci ha unito sempre un obiettivo comune, migliorare e rendere accessibile a tutti quella sanità umanizzata in grado di mettere al cento della sua attività la persona, l’essere umano.

Ma Emmanuel non era solo un uomo impegnato, visionario e anticipatore di processi poi divenuti reali e concreti per tutto il settore, Emmanuel è stato un grande imprenditore, quasi dal nulla è riuscito a costruire una delle più importanti strutture sanitarie di tutto il Paese, il gruppo Giomi, con particolare attenzione al meridione e al Lazio, coniugando sempre ogni progetto con l’attenzione per il personale (sua l’iniziativa del fondo di previdenza) e i pazienti.

La notizia della sua scomparsa improvvisa mi ha lasciato senza fiato, mi ha privato di un amico, lasciando un vuoto che non sarà possibile colmare, è uno di quei dolori che neanche il tempo potrà mai affievolire.

Luigi Canali

Luglio 2025 © Luigi Canali