EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
È stato un anno difficile per chi ama il cinema. Uno dopo l’altro, se ne stanno andando i volti che hanno costruito la nostra memoria collettiva. Dopo Robert Redford e Claudia Cardinale, ora il sipario cala anche su Diane Keaton, la donna che ha reso l’ironia un gesto d’eleganza. Aveva 79 anni. Quattro candidature all’Oscar e una vittoria per Annie Hall nel 1978, film che l’ha consegnata all’eternità. Non solo attrice, ma anche regista, produttrice, fotografa e arredatrice d’interni, Keaton ha incarnato l’idea di un’artista completa, capace di trasformare ogni ruolo in un piccolo atto di verità.
Dalla California al cuore di New York
Nata a Los Angeles nel 1946 come Diane Hall, figlia di un ingegnere e di una fotografa dilettante, scoprì presto la passione per lo spettacolo. È alla madre, Dorothy Keaton, che deve il suo sguardo curioso e la capacità di raccontare il mondo con sensibilità. Decise presto di cambiare nome e città: si trasferì a New York, adottò il cognome materno e inseguì il sogno del teatro. Dopo le prime esperienze in Un tram che si chiama desiderio e il successo con Hair, fu notata da un giovane Woody Allen, che la volle nel suo spettacolo teatrale Provaci ancora, Sam. Da quel momento le loro vite e le loro carriere si intrecciarono in un equilibrio perfetto tra ironia e malinconia.
Il successo mondiale con Il Padrino e Annie Hall
Il debutto al cinema arrivò nel 1970 con Amanti ed altri estranei, ma fu Francis Ford Coppola a consacrarla nel ruolo di Kay Adams, la moglie di Michael Corleone ne Il padrino. Una parte che le regalò fama internazionale, ma fu con Io e Annie che Diane Keaton divenne leggenda. In quella commedia diretta da Woody Allen, interpretò una donna reale, ironica, confusa e brillante: un personaggio che rivoluzionò la figura femminile nel cinema americano degli anni ’70.
Una donna che non amava le etichette
Diane Keaton non è mai stata una diva convenzionale. Discreta, riservata, lontana dagli eccessi, ha sempre preferito il lavoro all’immagine. Non si è mai sposata, nonostante relazioni importanti con Allen, Warren Beatty e Al Pacino. Nel 1996 e nel 2001 ha adottato due figli, scelta che definì “l’atto più naturale della mia vita”. In un mondo ossessionato dall’apparenza, Keaton ha sempre cercato la sostanza: la libertà di scegliere e di vivere a modo proprio.
Il coraggio di raccontare la fragilità
Nel 2020 ha pubblicato Fratello e Sorella, un libro intimo e doloroso in cui raccontava la storia del fratello Randy, affetto da gravi disturbi mentali. Con parole sincere e senza filtri, ha affrontato un tema scomodo con delicatezza e coraggio, trasformando il dolore in consapevolezza. Un atto di verità, coerente con tutta la sua carriera, sempre attraversata da uno sguardo umano e autentico.
Un sorriso che resterà nel tempo
Con la sua voce roca, i completi maschili e l’ironia disarmante, Diane Keaton ha insegnato che si può essere eleganti senza essere perfette, affascinanti senza bisogno di ostentare. In un anno che sembra volerci portare via i giganti della settima arte, resta la sua lezione più preziosa: che si può affrontare la vita con un sorriso, anche quando la sceneggiatura non è delle migliori.
13 Ottobre 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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