EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Arnaldo Pomodoro si è spento a Milano alla vigilia del suo novantanovesimo compleanno, lasciando un’eredità immensa al mondo dell’arte. Le sue opere monumentali, disseminate nei luoghi simbolo del pianeta, restano come tracce potenti della sua visione lucida, intensa e profondamente umana. A darne l’annuncio è stata Carlotta Montebello, direttore generale della Fondazione che porta il suo nome, ricordando il Maestro come una figura capace di guardare al futuro con instancabile energia creativa.
Un’opera che si fonde con lo spazio urbano
Nato a Montebello di Romagna, Pomodoro aveva fatto delle forme geometriche e delle grandi installazioni il suo linguaggio espressivo. Le sue sfere di bronzo, obelischi e piramidi non erano semplici sculture, ma vere e proprie architetture dell’immaginario, in dialogo continuo con lo spazio pubblico. Tra le più note, la Sfera al Ministero degli Esteri a Roma e quella davanti alla sede dell’Onu a New York, capaci di racchiudere l’armonia della forma e la tensione interna del mondo contemporaneo.
La metafora della complessità umana
Le ‘sfere dischiuse’ di Pomodoro non erano solo estetica, ma visione. A una superficie perfettamente liscia, riflettente, faceva da contrappunto un interno inquieto, tormentato, composto da ingranaggi, denti e meccanismi che sembrano emergere da una frattura della materia. Un simbolismo che racconta la fragilità della psiche, la complessità della società, la continua contraddizione tra ciò che appare e ciò che si cela sotto la superficie.
Una Fondazione attiva e viva, non un mausoleo
Pomodoro non ha mai voluto essere celebrato come una reliquia. Fin dalla nascita della sua Fondazione nel 1955, aveva dichiarato di voler creare un luogo attivo, aperto, capace di produrre cultura e non solo conservarla. “L’artista è parte di un tessuto” diceva, “e il suo contributo non può esaurirsi in un culto passivo”. Oggi la Fondazione continua ad essere laboratorio di idee, mostre, eventi, spazi sperimentali per l’arte e il pensiero.
Ricordi, omaggi e riflessioni sulla sua eredità
Dalle parole di Antonio Tajani a quelle della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, fino alle riflessioni del Ministro della Cultura Alessandro Giuli, sono in molti a ricordare Pomodoro non solo per il valore delle sue opere, ma per l’impatto simbolico e universale del suo lavoro. Le sue sfere, “ferite” e “dischiuse”, continuano a interrogare il pubblico, a svelare bellezza e turbamento, a raccontare l’umanità nelle sue contraddizioni.
Dal Vaticano a Dublino, una geografia dell’arte
Le creazioni di Arnaldo Pomodoro vivono in una mappa che unisce spiritualità e modernità. Dalla “Sfera dentro la sfera” dei Musei Vaticani, concepita come metafora della Chiesa che ruota sul mistero della fede, alle opere installate a Pesaro, Dublino, New York e Teheran. Ogni sfera è un punto di contatto tra culture, un invito a osservare, riflettere, sentire. La sua arte è diventata linguaggio internazionale, capace di parlare a chiunque, ovunque.
24 Giugno 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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