EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Chi siamo quando ci guardiamo allo specchio? E cosa racconta di noi un’opera d’arte? Domande che attraversano la 18ª Quadriennale d’arte di Roma, dove la contemporaneità italiana si mette a nudo tra introspezione, mito e immaginazione. Dall’11 ottobre al 18 gennaio, il Palazzo delle Esposizioni ospita Fantastica, una mostra che riunisce più di cinquanta artisti e quasi duecento opere, molte realizzate appositamente per l’occasione.
Fantastica, una visione corale dell’arte
Curata nel segno di Luca Beatrice, presidente della Fondazione La Quadriennale Roma scomparso a inizio anno, Fantastica è un omaggio alla libertà dell’immaginazione. L’artista non è più osservatore del reale, ma creatore di mondi possibili. In questa edizione, la Quadriennale sceglie di raccontare la varietà dei linguaggi artistici italiani – dalla pittura alla performance – restituendo un mosaico di voci e sensibilità.
Lo specchio come soglia, da Narciso a Orfeo
Nel percorso “La mia immagine è ciò da cui mi faccio rappresentare: l’autoritratto”, curato da Luca Massimo Barbero, la riflessione si sposta dal mito di Narciso all’Orfeo di Jean Cocteau. Lo specchio non riflette più, ma apre un varco: è il confine tra il visibile e l’invisibile, tra l’artista e il suo doppio. Un invito a superare l’immagine per scoprire ciò che si nasconde oltre.
Una stanza per sé, l’autonomia dell’artista
“Memoria piena. Una stanza solo per sé”, la sezione curata da Francesco Bonami, cita Virginia Woolf per ribadire un concetto attuale: la libertà creativa nasce dall’indipendenza, ma non dall’isolamento. Ogni artista è un universo autonomo che dialoga con gli altri, senza dover appartenere a scuole o movimenti. È la celebrazione di un’arte che pensa e crea fuori da ogni schema.
Immagini fuori controllo
Nel progetto di Emanuela Mazzonis, “Il tempo delle immagini. Immagini fuori controllo?”, la fotografia si trasforma in uno strumento di conoscenza. Non documenta, ma svela. Non mostra, ma rivela. Nell’era della riproducibilità infinita, l’immagine torna a interrogarsi sul proprio senso, restituendo all’osservatore un ruolo attivo e partecipe.
Il gesto creativo e l’autarchia dell’artista
Francesco Stocchi sceglie di non dare titolo alla sua sezione, per sottolineare la libertà assoluta del processo creativo. L’artista torna al centro della scena, non solo come autore dell’opera ma anche come architetto dello spazio che la accoglie. Un atto di autodeterminazione che riscopre il valore del fare, del costruire insieme, del restituire senso al gesto artistico.
Il corpo come racconto del presente
Con “Il corpo incompiuto”, Alessandra Troncone esplora il corpo umano e le sue metamorfosi. Mito, scienza, tecnologia e identità si intrecciano in un percorso che guarda al corpo come luogo di continua trasformazione. Un corpo ibrido, fragile, potente, che si racconta attraverso opere e performance capaci di mettere in dialogo spazio e sensazione.
Un viaggio nella memoria, la Quadriennale del 1935
Accanto al presente, la mostra offre anche uno sguardo alla storia con “I giovani e i maestri: la Quadriennale del 1935”, curata da Walter Guadagnini. Un omaggio alla rassegna che novant’anni fa trasformò la Quadriennale in istituzione permanente, segnando un passaggio decisivo nella storia dell’arte italiana.
Un’eredità che continua
Nel ricordare Luca Beatrice, Michele Coppola, responsabile Cultura di Intesa Sanpaolo, ha sottolineato con emozione “la delicatezza di un’assenza che si trasforma in ispirazione per chi oggi porta avanti la sua visione”. La 18ª Quadriennale diventa così un atto d’amore verso l’arte e verso la libertà di pensare, immaginare, creare.
14 Ottobre 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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