EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
L’Irlanda è il primo paese europeo a trasformare in legge il reddito di base per il settore culturale, ma non mancano dubbi e criticità sul modello.
Un progetto unico nel panorama europeo
L’Irlanda ha deciso di trasformare un esperimento in una politica permanente: il reddito di base per gli artisti e i lavoratori creativi diventerà legge dal settembre 2026. Con questa scelta, il governo di Dublino conferma il proprio impegno verso la cultura come motore economico e sociale. Il programma, chiamato Basic Income for the Arts (Bia), era partito nel 2022 come progetto pilota e prevedeva un contributo settimanale di 325 euro per duemila artisti selezionati casualmente. Oggi, la misura è destinata a diventare un pilastro strutturale del sistema di sostegno irlandese.
Come funziona il reddito di base per gli artisti
Il progetto si era aperto a tutti i professionisti del settore culturale nel 2022: pittori, musicisti, attori, scrittori, registi, architetti, danzatori e molti altri. Su oltre 9.000 candidature, ne furono giudicate idonee 8.200. La selezione finale dei beneficiari avvenne attraverso un sorteggio per garantire imparzialità, mentre un gruppo di controllo di 1.000 persone permise di condurre uno studio scientifico comparativo.
Ogni partecipante riceve 325 euro a settimana, tassati come reddito da lavoro autonomo, e i pagamenti vengono effettuati su base mensile. Secondo la valutazione di Alma Economics, il ritorno economico per la società è di 1,39 euro per ogni euro investito. I beneficiari hanno aumentato il loro reddito artistico medio di oltre 500 euro al mese e hanno dedicato otto ore settimanali in più alla propria attività creativa.
Gli effetti concreti del programma
Le prime analisi mostrano risultati incoraggianti: gli artisti coinvolti hanno ridotto di 4,3 ore settimanali il tempo dedicato a lavori esterni al settore, concentrandosi maggiormente sulla propria produzione creativa. Gli investimenti personali in materiali, strumenti e promozione sono cresciuti in media di 550 euro al mese.
Anche sul piano sociale i risultati sono tangibili. I beneficiari del Bia hanno ridotto la dipendenza da sussidi statali, ricevendo in media 100 euro in meno di assistenza rispetto all’anno precedente. Il governo irlandese ha quindi potuto dichiarare il progetto un successo, pur dimezzando il budget da 35 a 18 milioni di euro.
Le critiche al modello irlandese
Nonostante i dati positivi, il progetto non è privo di ombre. Secondo alcuni esperti, la valutazione economica di Alma Economics presenta criticità metodologiche. Una parte rilevante del ritorno stimato (quasi 80 milioni di euro) deriva infatti dal miglioramento del benessere psicologico dei beneficiari, un parametro calcolato in modo soggettivo attraverso questionari.
Altri studiosi sottolineano l’esclusione di figure collaborative, come tecnici o curatori, a causa di una definizione di “artista” risalente al 1973. Inoltre, la scelta della selezione casuale non ha convinto l’opinione pubblica: solo il 14% degli intervistati la ritiene equa, mentre la maggioranza preferirebbe criteri legati al merito o al bisogno economico.
Le difficoltà per gli artisti con disabilità
Un punto particolarmente controverso riguarda gli artisti con disabilità. Alcuni studi hanno dimostrato che, a causa del calcolo del reddito complessivo, il reddito di base ha comportato tagli fino al 55% delle indennità di disabilità. In pratica, il sussidio ha ridotto altre forme di sostegno economico, penalizzando proprio chi avrebbe dovuto trarne maggior vantaggio.
Un modello difficile da replicare
Il ministro della Cultura Patrick O’Donovan ha affermato che diversi paesi europei hanno espresso interesse per il progetto irlandese. Tuttavia, la sostenibilità economica del modello rimane un ostacolo. L’Irlanda gode di una condizione finanziaria eccezionale: un debito pubblico al 34,9% del PIL e un surplus fiscale del 4,1%, grazie soprattutto alle imposte versate dalle multinazionali tecnologiche e farmaceutiche.
È quindi legittimo chiedersi se un sistema simile possa essere adottato in paesi con finanze pubbliche meno solide. Il caso irlandese dimostra che la cultura può essere sostenuta come investimento economico, ma anche che la sostenibilità di tali politiche dipende fortemente dal contesto economico e fiscale.
20 Ottobre 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi

Direttore responsabile Luigi Canali
Fondazione Premio Antonio Biondi
Via Garibaldi 34
03017 Morolo (FR)
Fondazione terzo settore
C.F. 92088700601
segreteria@
IBAN:
IT18I0529714801CC1030072196
BIC: BPFRIT3FXXX
editoriale in collaborazione con
Centro studi su innovazione,
comunicazione ed etica.
meno carta più ambiente, una scelta sostenibile
Fondazione Premio Antonio Biondi
Via Garibaldi 34
03017 Morolo (FR)
Fondazione terzo settore
C.F. 92088700601
segreteria@fondazionepremioantoniobiondi.it
Fondazione iscritta al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore - RUNTS Lazio
Privacy & Cookie Policy
© Fondazione Premio Antonio Biondi. Tutti i diritti sono riservati.
Credit grippiassociati ICT Creative