EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Il 16 Marzo 1978, a Roma, il Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, venne rapito dalle Brigate Rosse in un attacco brutale in via Fani, durante il quale furono assassinati i cinque uomini della sua scorta. Dopo 55 giorni di prigionia, il suo corpo senza vita fu ritrovato il 9 Maggio in via Caetani, nel cuore della Capitale. A distanza di 47 anni, il suo sacrificio e il contesto drammatico di quei giorni rimangono impressi nella memoria collettiva dell’Italia.
Un uomo di Stato e un mediatore politico
Aldo Moro fu una figura centrale della politica italiana del dopoguerra. Leader della Democrazia Cristiana, più volte Presidente del Consiglio, era il principale artefice del compromesso storico, una strategia di avvicinamento tra la DC e il Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer, con l’obiettivo di dare stabilità al Paese in un periodo di forti tensioni sociali ed economiche.
Il contesto storico e il terrorismo degli Anni di Piombo
Gli anni ’70 furono segnati da una violenta stagione di terrorismo politico in Italia. Le Brigate Rosse, organizzazione armata di estrema sinistra, consideravano Aldo Moro un ostacolo alla loro lotta contro lo Stato. Il suo rapimento mirava a destabilizzare il quadro politico e a ottenere il riconoscimento del loro ruolo rivoluzionario, ma incontrò un fermo rifiuto da parte delle istituzioni.
Il rapimento e i 55 giorni di prigionia
La mattina del 16 Marzo 1978, un commando delle Brigate Rosse tese un agguato in via Fani, uccidendo i cinque uomini della scorta e sequestrando Aldo Moro. Nei successivi 55 giorni, il leader democristiano fu tenuto prigioniero in un luogo segreto e costretto a scrivere lettere ai familiari e ai colleghi di partito. In queste missive emergeva la sua disperazione e il tentativo di persuadere la classe politica ad avviare una trattativa per la sua liberazione.
Il ritrovamento del corpo in via Caetani
Nonostante le lettere e i tentativi di mediazione da parte di esponenti della politica e del Vaticano, il governo adottò la linea della fermezza, rifiutando qualsiasi negoziato. Il 9 Maggio 1978, il corpo senza vita di Aldo Moro venne rinvenuto nel bagagliaio di una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani, a metà strada tra le sedi della DC e del PCI. L’immagine divenne il simbolo della tragedia di un uomo che aveva cercato il dialogo e la pacificazione nazionale.
L’eredità politica e il ricordo
Il sacrificio di Aldo Moro segnò profondamente la storia della Repubblica Italiana. Il suo pensiero politico, improntato al dialogo e alla mediazione, resta un riferimento per chi crede nella democrazia e nella coesione sociale. Ancora oggi, il suo nome è legato al dibattito sulla gestione del terrorismo, sul ruolo dello Stato e sulle scelte compiute dalle istituzioni in momenti di crisi.
Un monito per il presente
A 47 anni dalla sua scomparsa, il ricordo di Aldo Moro è più che mai attuale. Il suo impegno per la democrazia, la sua visione politica e il suo tragico destino restano un monito contro la violenza e un richiamo al valore del dialogo nelle istituzioni democratiche.
17 Marzo 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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