EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Il 19 gennaio 2000 si spegneva ad Hammamet Bettino Craxi, leader socialista e ultimo premier della Prima Repubblica. A distanza di 25 anni, il suo ricordo rimane un tema divisivo, specchio delle contraddizioni della politica italiana. Le commemorazioni, organizzate dalla Fondazione Craxi, si svolgeranno il 18 gennaio nel cimitero cristiano di Hammamet, dove riposa, e in una mostra presso l’istituto culturale internazionale della città tunisina. A Roma, invece, il 28 gennaio sarà presentato il docufilm Bettino oltre, Craxi storia di un uomo, diretto da Andrea D’Asaro e prodotto dalla Fondazione.
Un politico che divide
Per alcuni, Craxi rappresenta uno statista capace di visioni lungimiranti, per altri un simbolo della corruzione dilagante degli anni di Tangentopoli. La figlia Stefania, oggi presidente della commissione Esteri del Senato, rigetta con forza la narrazione dell’“esilio dorato” in Tunisia, definendolo invece un esilio “dolorosissimo” e una scelta, non una fuga. “O Craxi è uno statista o era un corrotto. Le due cose insieme non possono coesistere”, dichiara, contestando l’ipocrisia del giudizio pubblico.
Un ritratto intimo e politico
Al Senato, il ricordo di Craxi è risuonato anche attraverso il libro di Aldo Cazzullo Craxi. L’ultimo vero politico. Cazzullo lo descrive come una figura ingombrante, passionale e controversa, capace di segnare profondamente la storia politica italiana. “Non ci sono foto in cui Bettino e Stefania non siano abbracciati”, racconta il giornalista, sottolineando il legame affettuoso tra padre e figlia.
Il peso della storia e della politica
Cazzullo evidenzia come il termine “politico” sia diventato quasi una parolaccia in Italia, riflettendo un problema culturale più ampio. “Un Paese in cui la parola politico ha una valenza negativa ha un problema con se stesso”, afferma, puntando il dito contro un sistema che fatica a riconoscere il valore del dibattito democratico.
Un’eredità complessa
Craxi è stato un politico che ha segnato il suo tempo, nel bene e nel male. La sua figura, come sottolineato durante l’evento al Senato, incarna le contraddizioni di un’epoca e continua a generare discussioni accese. Le commemorazioni del 2025 rappresentano un’opportunità per riflettere non solo sull’uomo e sul politico, ma anche sulle sfide ancora aperte della politica italiana.
20 Gennaio 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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