EDITORIALE DELLA FONDAZIONE

Dal made in italy al capitalismo finanziario, la trasformazione di Fiat in Stellantis

Stellantis e la finanziarizzazione dell’industria, il profitto prima del prodotto.

Dal made in italy al capitalismo finanziario, la trasformazione di Fiat in Stellantis

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Capitalismo e industria, quale futuro per i lavoratori e la produzione?

Un tempo emblema della produzione industriale italiana, FIAT ha incarnato per decenni il cuore pulsante dell’economia del Paese, simbolo di innovazione e progresso sociale. Oggi, come parte del colosso Stellantis, l’azienda rappresenta un modello completamente diverso: quello del capitalismo finanziario globale. Non si tratta più di "cosa si produce", ma di "quanto si guadagna". Un cambiamento che riflette l’evoluzione del capitalismo moderno e le sue implicazioni per l’industria e i lavoratori.

Da industria a conglomerato finanziario

Nel secolo scorso, FIAT era sinonimo di automobili e manifattura. La sua crescita era strettamente legata al numero di vetture prodotte e vendute, con uno sguardo attento alla qualità e al design. Oggi Stellantis, nata dalla fusione con PSA Group, è il quarto gruppo automobilistico al mondo, ma il focus non è più solo sull’innovazione tecnologica o sulla leadership di prodotto. Il profitto è misurato in termini di capitalizzazione di mercato, dividendi per gli azionisti e riduzione dei costi, anche a scapito dell’occupazione e delle radici territoriali.

L’era del profitto finanziario

La transizione di FIAT in Stellantis evidenzia un aspetto fondamentale del capitalismo contemporaneo: la finanziarizzazione. Le decisioni aziendali non sono più dettate dalla visione industriale, ma dagli interessi degli azionisti e dalle dinamiche di mercato. Non importa tanto che tipo di auto si producano o dove, quanto che il bilancio trimestrale mostri profitti in crescita. È il trionfo del "capitalismo finanziario", dove il prodotto diventa secondario rispetto al guadagno economico.

Gli effetti sulla produzione e sull’occupazione

Questa trasformazione ha un costo significativo per i lavoratori e i territori. Fabbriche chiuse o delocalizzate, riduzione dell’occupazione e perdita di competenze industriali sono alcune delle conseguenze più evidenti. In Italia, lo storico legame di FIAT con Torino si è gradualmente allentato, lasciando un vuoto non solo economico ma anche sociale. Stellantis è oggi un gigante globale, ma molti si chiedono a quale prezzo per i suoi lavoratori e per il patrimonio industriale italiano.

Un esempio di capitalismo globale

Stellantis è anche l’espressione di una dinamica più ampia, che vede i grandi gruppi industriali trasformarsi in conglomerati finanziari. Le fusioni, le acquisizioni e la diversificazione degli investimenti hanno un unico obiettivo: aumentare il valore per gli azionisti. In questo contesto, la produzione stessa rischia di diventare solo un mezzo per generare flussi di cassa, perdendo il suo ruolo centrale nell’economia.

Il futuro dell’industria

Il caso FIAT-Stellantis solleva domande cruciali sul futuro dell’industria e del capitalismo. Può un modello economico basato esclusivamente sul profitto finanziario sostenere lo sviluppo tecnologico, la crescita occupazionale e il benessere delle comunità? Oppure è necessaria una nuova visione che riconcili l’efficienza economica con i bisogni sociali e produttivi? Una sfida che il capitalismo moderno non può più ignorare.


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12 Dicembre 2024 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi

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