EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Finora, si è sempre parlato di monumenti o strade da vedere in giro per i Rioni di Roma… ma non siamo
curiosi di sapere in realtà cosa sono questi “Rioni” e perché si chiamano così?
Pensiamo all’antica Roma: la città era compresa all’interno delle Mura, in una superficie di circa 20
chilometri quadrati, ed oggi tutto rientra nel centro storico che riguarda il I Municipio.
Servio Tullio nel VI secolo a.C., in concomitanza con la costruzione delle Mura, aveva diviso la città in
aree: Suburana (oggi la Suburra ed il Colosseo), Esquilina (l’attuale Esquilino), Collina (che comprende
parte del Viminale e del Quirinale) e Palatina (che comprende l’attuale Palatino e la zona del Foro
Romano).
L’Imperatore Augusto aveva suddiviso la città di Roma in quattordici regiones, (termine latino
derivante da regionem, accusativo di regio, in stretta relazione con il verbo regere, ossia “dirigere”, poi
“rivisitato” in romanesco e già utilizzato nel Medioevo), nominandole prima con un numero e
successivamente anche con un nome.
A capo di ogni Rione c’era un Caporione, spesso nominato grazie all’influenza di nobili famiglie o del
pontefice stesso: era scelto nel popolo, ma beneficiava di un certo status sociale, aveva al suo
comando una piccola milizia di cui faceva parte la gente del Rione che lo aiutava a rispettare l’ordine
nel proprio territorio.
Le quattordici regioni augustee erano:
1. Porta Capena
2. Caelimontium
3. Isis et Serapis
4. Templum Pacis
5. Esquiliae
6. Alta Semita
7. Via Lata
8. Forum Romanum
9. Circus Flaminius
10. Palatium
11. Circus Maximus
12. Piscina Publica
13. Aventinus
14. Transtiberim
Ma non fu solo Roma ad essere suddivisa in regiones: dal 7 a.C. tutta l’Italia fu divisa, così da essere
più facile per l’Imperatore amministrare l’impero e fare il censimento.
Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, l’importanza di Roma venne via via scemando tanto
che la divisione augustea fu abbandonata, anche se durante il Medioevo ne rimase un retaggio che
comprendeva 12 aree a cui se ne aggiunse nel XIII secolo una tredicesima.
Durante il Rinascimento iniziarono le grandi opere di risistemazione della città e questo portò alla
necessità di riconsiderare i confini delle regiones finché nel 1586 Papa Sisto V aggiunse un
quattordicesimo Rione: il Borgo.
Fu Papa Benedetto XIV Lambertini nel 1748 ad ideare le targhe per identificare i Rioni ed era stato
sempre lui, qualche anno prima, nel 1745, ad incaricare Gregorio Roisecco, mercante di libri in Piazza
Navona, di scrivere la prima guida turistica della città: Roma antica e moderna.
Durante l’occupazione francese e con la dominazione napoleonica i Rioni vennero più volte
rimaneggiati sia nel suo interno sia all’esterno, mentre fu con l’Unità d’Italia che iniziò ad aumentare il
numero dei Rioni a causa del forte inurbamento che Roma subì dopo essere diventata la Capitale
d’Italia: dopo l’aggiunta del XV Rione Esquilino, nel 1921 la Giunta Municipale istituì altri sette Rioni
per cui essi divennero rispettivamente in ordine dal I al XXII: Monti, Trevi, Colonna, Campo Marzio,
Ponte, Parione, Regola, Sant’Eustachio, Pigna, Campitelli, Sant’Angelo, Ripa, Trastevere, Borgo,
Esquilino, Ludovisi, Sallustiano, Castro Pretorio, Celio, Testaccio, San Saba e Prati, l’ultimo Rione ad
essere stato istituito e l’unico a trovarsi fuori dalla cinta muraria di Roma costituita dalle Mura
Aureliane e dalle Mura Leonine.
I primi Rioni furono costituiti ufficialmente il 18 maggio 1743 con documento autografato da Papa
Benedetto XIV.
A questo punto, iniziamo questo lungo viaggio alla scoperta di questi “Rioni”, aiutandoci anche con il
menzionare quelle che sono le opere più conosciute sotto ogni punto di vista.
Monti
Il I Rione è Monti, sul cui stemma ci sono tre monti verdi su sfondo d’argento (li’ monti), nome che
intendeva la vasta zona, poco abitata, anticamente nota come Suburra, con tre dei sette colli, il
Colle Esquilino, il Viminale e parte del Quirinale.
Nel 1874 il Rione Monti venne spaccato ed originò il Rione XV Esquilino e da allora è così come è
inteso oggi.
Il Rione è ricco di reperti archeologici: si mischiano siti archeologici a edifici di culto religiosi e civili,
come il Foro di Augusto, la Colonna Traiana (che celebra la conquista della Dacia da parte
dell’Imperatore Traiano), la Casa dei Cavalieri di Rodi, l’Area archeologica dei Fori Imperiali, una sorta
di quartiere che ha vissuto l’evoluzione della città dall’età imperiale ai giorni nostri, costantemente
riutilizzato e trasformato, il Mercato di Traiano, il primo museo di architettura antica, la Domus Aurea,
la spettacolare villa che Nerone edificò dopo il grande incendio che devastò Roma nel 64 d.C., e il
Ludus Magnus, la più grande delle palestre gladiatorie di Roma; infine, ben due delle quattro basiliche,
cioè la Basilica di San Giovanni in Laterale, con il vicino Palazzo del Laterano e la Scala Santa, che
ricordiamo essere la Cattedrale di Roma e la madre di tutte le chiese di Roma e del mondo, e la
Basilica di Santa Maria Maggiore, l’unica ad avere conservato l’originaria struttura paleocristiana.
Infine, vi si trova il Palazzo del Viminale, centro nevralgico del potere esecutivo italiano, e il Palazzo
delle Esposizioni, sede di numerose manifestazioni e mostre d’arte.
Sul territorio del Rione esistevano ben sette impianti termali, tra cui le Terme di Tito, costruite sui
giardini della Domus Aurea, e delle torri militari, simbolo di un potere baronale che spiccò nel
Medioevo, tra cui la Torre delle Milizie e la Torre del Grillo, quest’ultima legata alla figura del Marchese
Onofrio del Grillo (1714-1787), un membro dell’aristocrazia romana i cui scherzi leggendari ancora
riecheggiano in tutta la città, e a cui il regista Mario Monicelli dedicò uno dei suoi film più celebri
interpretato da Alberto Sordi.
Purtroppo, gran parte del quartiere medievale fu distrutto durante il regime fascista per farvi scorrere
“Via dell’Impero”: corrispondeva alle attuali Via dei Fori Imperiali, Via di San Gregorio e Via delle Terme
di Caracalla.
Il taglio moderno del Rione, che coincise con l’apertura di Via Nazionale, ridusse anche il “verde” di cui
i “monticiani” andavano fieri: nel 1774 il Rione contava 17 ville e 7 giardini, a parte gli orti e le vigne, e
con il Piano Regolatore Viviani della Roma umbertina scomparvero Villa Giustiniani, Villa Casali e Villa
Altieri, ingoiate dalla speculazione edilizia: uniche oasi di verde sono rimaste Villa Aldobrandini, Villa
Pallavicini ed il Parco Archeologico di Colle Oppio.
Oggi, è uno dei quartieri della movida capitolina, tra i più vissuti sia dai cittadini sia dai turisti grazie
alla presenza di antichi forni, vinerie, negozi vintage e piccole gallerie d’arte.
Trevi
Il II Rione è Trevi: lo stemma è formato da tre “misericordie”, cioè tre spade in diagonale su sfondo
rosso, simbolo del Rione più “laico” perché ci sono meno chiese rispetto agli altri Rioni, anche se
quelle esistenti hanno un’antica tradizione e notevoli opere d’arte; l’origine del nome non è ancora del
tutto sicura, tuttavia l’ipotesi più accreditata è che provenga dal latino trivium, che indica la
confluenza di tre vie nella Piazzetta dei Crociferi, situata al lato dell’odierna Piazza di Trevi, con la
Chiesa di Santa Maria in Trivio e il suo fiore all’occhiello che è la Fontana di Trevi, uno dei simboli della
Città, alimentata dall’Acquedotto Vergine che è forse l’unico di Roma che non ha mai smesso di
funzionare.
Nel Medioevo il Rione si popolò di torri ghibelline e lo dominarono i Colonna; nel Rinascimento e nel
Seicento Trevi vide rifulgere la “Reggia dei Papi” (l’attuale Palazzo del Quirinale, oggi residenza del
presidente della Repubblica) ed il poderoso Palazzo Barberini, sede della bellissima Galleria
Nazionale d’Arte Antica, con il suggestivo scalone elicoidale del Borromini, e dell’Istituto Italiano di
Numismatica.
Inoltre, si ricorda il Palazzo Poli, sulla cui facciata poggia la famosa fontana di Nicola Salvi, e che
all’interno della Sala Dante venivano eseguiti dei concerti durante le letture e le conferenze dedicate
alla Divina Commedia del Vate: sembra che lo scrosciare dell’acqua della fontana, invece che
disturbarne l’esecuzione, accrescesse l’armonia della musica, tanto che Franz Liszt scelse proprio
questa sala per la prima della sua Dante-Symphonie.
Un grande inquilino del Rione fu Michelangelo Buonarroti che morì vecchissimo nel 1564 a 89 anni,
solo e ricoperto di pidocchi, in una casa a “Macel de’ Corvi” oggi sparita (possiamo giusto vedere la
targa commemorativa su un lato del Palazzo delle Assicurazioni Generali) che si trovava vicino
a Piazza Venezia: fu sepolto nel chiostro della Chiesa dei Ss. Apostoli, ma il cadavere fu trafugato
nottetempo e trasportato a Firenze.
Dopo il 1870 il Rione cambiò notevolmente aspetto a causa delle demolizioni che portarono alla luce
nuove arterie: vennero aperte Via del Tritone, il Traforo Umberto I (foderato di mattonelle bianche, alla
cui pulizia era addetta un’apposita squadra capitolina) e Via Regina Elena (l’attuale via Barberini).
Tra le altre opere da ammirare: Palazzo Colonna, Palazzo Sciarra, con al suo interno la bellissima
Galleria Sciarra in stile liberty, e la Fontana del Tritone.
Colonna
Il III Rione è Colonna: lo stemma è formato da tre bande oblique, ma più spesso presenta
una colonna su sfondo rosso che allude alla Colonna Aureliana che ancora oggi si erge maestosa al
centro di Piazza Colonna.
È considerato il centro pulsante di Roma in quanto è sede delle vie principali dello shopping, come Via
del Corso, Via Frattina e Via dei Condotti, e della politica, come Palazzo Chigi (sede del governo e del
Consiglio dei ministri) e Palazzo Montecitorio (sede della Camera dei Deputati).
Qui si trova anche Via Vittorio Veneto, teatro della Dolce Vita, Via Sistina, un tempo chiamata Via
Felice in onore di Papa Sisto V il cui nome era Felice Peretti, e da lui voluta (con inaugurazione nel
1590) perché, passando per Santa Maria Maggiore, si sarebbe collegato il Pincio con la Basilica di
Santa Croce in Gerusalemme, ovvero al Rione Monti.
Tra il XVIII e il XIX secolo, alcuni tra gli artisti e letterati più in vista, la scelsero per abitarvi: lo
scultore Bertel Thorvaldsen, il romanziere Hans Christian Andersen, il letterato russo Nikolaj Gogol’ e
l’incisore Giovanni Battista Piranesi.
Infine, troviamo il Tempio di Adriano, costruito da Antonino Pio e dedicato all’Imperatore Adriano
divinizzato e Piazza Colonna con la Colonna di Marco Aurelio, anche detta Colonna Antonina.
Un altro monumento importante che gli antichi romani chiamavano Senaculum sorgeva dove oggi è la
Basilica di San Silvestro: lo aveva fatto erigere Eliogabalo per soddisfare l’ambizione legislatrice di sua
madre Semiamira ed era un vero e proprio “salotto” dove si riunivano le matrone della “Roma-chic”
per dettare leggi sulla moda, dai tessuti al taglio dei capelli, dai trucchi per la pelle al bon ton
femminile: si parlava persino di che tipo e quanti baci poteva schioccare una donna di classe oppure
quali erano i giorni della settimana in cui era appropriato andare in lettiga!
Campo Marzio
Campo Marzio, il IV Rione, è la zona più antica di Roma che fu consacrata al Dio Marte e, come
racconta Tito Livio, adibita agli esercizi militari e ginnici; nel Medioevo divenne la zona più densamente
popolata della città.
Lo stemma è una mezzaluna d’argento in campo azzurro. L’origine di tale simbolo è sconosciuta, ma
probabilmente la sua forma “ad anfiteatro” si riferisce proprio ai numerosi anfiteatri, teatri e stadi che
costellavano l’area durante l’età imperiale, ma potrebbe anche essere tratto dall’immagine marziale di
un cimitero ornato da una falce di luna.
Il polo di attrazione della zona, fin da epoca molto antica, era un santuario, l’Ara di Marte; l’altare era
connesso con la funzione principale di questa pianura, quella militare, pur se anche ai comuni
cittadini era consentito frequentare il Campo Marzio per allenarsi individualmente.
Il campo si estendeva da nord a sud dalle pendici del Campidoglio fino al luogo dell’odierna Porta
Flaminia e da est ad ovest dalle pendici del Quirinale alle sponde del Tevere.
Come campo militare decadde assai presto e con l’aumento della cavalleria disposto da Giulio
Cesare il campo militare si spostò a “Centum Cellae” (Centocelle, un nuovo quartiere di Roma) e gli
alloggiamenti dei soldati, in particolare gli armati barbari, furono posti sul Celio.
Il Rione ha mantenuto la sua importanza sia nel Medioevo sia nel Rinascimento, tanto da mantenere
l’aspetto topografico, con tante strade che seguono il percorso originale.
È certamente il Rione che più degli altri può vantare i luoghi più famosi al mondo, come il Parco del
Pincio, dalla cui terrazza si possono ammirare indimenticabili tramonti e in cui si trova la
cinquecentesca Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia, e la Casina Valadier, delizioso villino in
stile neoclassico situato nel punto più alto di Villa Borghese; la Basilica di Santa Maria del Popolo, uno
degli edifici più significativi del Rinascimento romano che ospita opere di Raffaello,
Pinturicchio, Bernini e Caravaggio; la Chiesa della Santissima Trinità dei Monti, una delle cinque
chiese cattoliche francofone di Roma, con la sua stupenda Scalinata, il Museo dell’Ara Pacis che
ospita l’Ara Pacis Augustae, il monumento che celebra le vittorie di Augusto e simboleggia
l’instaurazione della pace nell’Impero Romano dopo circa cento anni di guerre; il Mausoleo di
Augusto, la tomba che l’Imperatore fece costruire per sé e per la sua famiglia, con i suoi 44 metri di
altezza e 89 metri di diametro intorno ai quali si trovava un boschetto di pioppi e lauri, dove si poteva
passeggiare – come scrisse Goethe – accanto alla “morte immortale”.
All’epoca degli Antonini, l’area su cui si estende il Rione fu teatro di un enorme boom edilizio che portò
alla costruzione di templi, teatri, portici, stadi e terme.
Si contarono oltre 2777 insulae e 140 domus patrizie che, ancora oggi, possiamo rintracciare
sulla Forma Urbis, la mappa marmorea della città voluta da Settimio Severo agli inizi del III secolo.
Oggi, è un luogo vivace ed elegante, quasi totalmente dedicato allo shopping nei negozi di lusso delle
più famose firme della moda, e al relax in alcuni tra gli hotel più fastosi del Centro Storico, tra Via
Margutta, Via Borgognona, Via del Babbuino o Via della Croce.
Ponte
Il nome, Ponte, del V Rione deriva dalla presenza di Ponte Sant’Angelo, che però è appartenuto al
Rione fino a quando Papa Sisto V lo incorporò nel nuovo Rione Borgo.
Il suo stemma è ovviamente un ponte in campo rosso, ed esattamente il “Ponte Elio”, una delle
memorie archeologiche più importanti del Rione.
Il Rione Ponte era, in origine, una distesa di paludi, come ricorda Ovidio nei Fasti: un luogo misterioso,
sibillino e “gonfio di agguati”.
Nei pressi di Ponte Vittorio Emanuele II era situato il Tarentum, il luogo dove si trovava, in età storica, il
“Santuario di Dite (ovvero Plutone, Dio degli Inferi) e Proserpina”, il cui altare sotterraneo veniva
dissepolto in occasione di ogni cerimonia.
Un altro ricordo archeologico fu scoperto nel 1890 da Rodolfo Lanciani (archeologo e ingegnere) lungo
le rive del Tevere, all’altezza di Tor di Nona: sono gli avanzi di un poderoso molo da sbarco per i marmi
che servivano ai monumenti del Campo Marzio.
Papa Giulio II della Rovere commissionò a Donato Bramante l’antica “Via Recta” del Giubileo del ‘300
e Via Giulia, per creare un’ampia arteria di scorrimento tra il dedalo di vicoli della Roma medievale, e
per circondarla, poi, di edifici sontuosi a testimonianza della grandezza della Chiesa.
Papa Sisto IV Della Rovere fu il primo restauratore del Rione: fece selciare tutte le vie e, nel gennaio del
1480, ripulì la zona di Ponte Sant’Angelo da tutti i tuguri fatiscenti, anche se la sua opera più
importante può considerarsi la costruzione della Chiesa di Santa Maria della Pace, decorata da
splendidi affreschi opera di Raffaello, Baldassarre Peruzzi e di Orazio Gentileschi.
Uno spettacolo piuttosto frequente nel Rione era un piccolo corteo guidato da una persona velata
vestita di nero che portava un crocifisso in spalla: apriva la strada ad un carro su cui c’era un
condannato incatenato che veniva trasportato verso Piazza di Ponte Sant’Angelo per essere impiccato!
Molti furono i personaggi noti che vissero nel Rione, soggiornando magari nella Locanda più famosa di
tutte, quella dell’Orso: da Benvenuto Cellini, nel 1519, al genio del Borromini nel 1615, da Carlo
Maderno a Messer Agostino Chigi, forse Dante ma sicuramente anche
Rabelais, Montaigne, Gogol’ e Goethe.
Nei primi anni del ‘900 il piano regolatore della “nuova” Roma operò nel Rione vari sventramenti che
inflissero vaste ferite all’antico tessuto urbano, ma nonostante tutto il Rione ha conservato il suo
tipico aspetto con i rettilinei rinascimentali convergenti verso Ponte Sant’Angelo, riuscendo a
mantenere un perfetto equilibrio tra passato e presente.
Tra i luoghi di maggiore interesse e i monumenti più rappresentativi del Rione troviamo Palazzo
Altemps, oggi parte del Museo Nazionale Romano, Palazzo Milesi, edificio cinquecentesco con la sua
bellissima facciata decorata con scene che narrano di virtù e vicende mitologiche, la Casa di
Fiammetta, delizioso palazzetto quattrocentesco tradizionalmente attribuito alla cortigiana fiorentina
Fiammetta Michaelis che ebbe tra i suoi amanti il crudele Cesare Borgia detto “il Valentino”, la
curiosa Fontana della Terrina, che con la sua forma originale ricorda una grande zuppiera, per finire
con Via dei Coronari, una tra le più incantevoli strade di Roma che con le botteghe di antiquari colme
di arredi e gioielli antichi è una sorprendente vetrina a cielo aperto.
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