EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Stefano Benni, scrittore bolognese nato il 12 agosto 1947, si è spento a 78 anni dopo una lunga malattia, lasciando un vuoto profondo nella letteratura italiana. La sua penna ha dato vita a un immaginario unico, ironico e surreale, che lo ha reso un autore di culto, capace di parlare al cuore dei lettori attraverso personaggi e storie indimenticabili.
Un invito a ricordarlo con le sue parole
A darne l’annuncio è stato il figlio Niclas, che ha chiesto ai lettori di onorare la memoria del padre rileggendo e condividendo i suoi testi. Non un ricordo silenzioso, ma un atto di partecipazione, proprio come Benni amava fare con i suoi reading, spesso accompagnati da musicisti. Per chi lo conosceva, non sorprende l’idea di immaginare l’autore sorridere, vedendo i suoi libri riprendere vita nelle voci degli altri.
Dal bar sport alla fantascienza poetica
Il successo di Bar Sport, pubblicato nel 1976, ha segnato l’inizio di una carriera travolgente. Lì nacque la leggendaria Luisona, pastarella simbolo di un’Italia caricaturale e malinconica. Quel libro, tradotto in oltre trenta lingue, è diventato anche un film con Claudio Bisio. Ma Benni non si è fermato: con Terra (1983) ha portato i lettori in viaggi intergalattici, mescolando satira e fantascienza, sempre con uno sguardo politico acuto.
Una satira che diventa cultura
Per Benni la letteratura non era mai confinata alla pagina scritta. Odiava la televisione ma amava il teatro, il cinema, il fumetto e ogni forma capace di far vibrare storie e parole. Dai racconti di Stranalandia alla forza corale de La compagnia dei Celestini, fino alle atmosfere surreali de Il bar sotto al mare, ha costruito un universo letterario riconoscibile, in bilico tra poesia e satira pungente.
Collaborazioni e amicizie d’autore
Accanto ai libri, Benni ha intrecciato un percorso ricco di collaborazioni. Ha scritto testi per Beppe Grillo, tradotto Daniel Pennac, lavorato con Dario Fo e Franca Rame, firmato sceneggiature e diretto film come Musica per vecchi animali. Le sue pagine giornalistiche per L’Espresso, Panorama e Cuore restano esempi di satira corrosiva e lucidissima.
Un intellettuale controcorrente
In un’intervista con Goffredo Fofi, Benni raccontava di aver amato gli anni ’70 più del ’68, perché in quel decennio cultura e politica si intrecciavano con una vitalità unica. Tra i suoi riferimenti citava Eliot e Poe, ma anche Beckett e Kubrick, che considerava geni capaci di anticipare il futuro.
Un’eredità senza tempo
Con la sua scomparsa, come ha ricordato il ministro della Cultura Alessandro Giuli, l’Italia perde uno degli autori più originali e anticonformisti. Ma resta la sua opera, che continua a far ridere, pensare e immaginare. Perché il modo migliore per celebrare Stefano Benni è proprio quello di tornare alle sue storie e condividerle, trasformandole ancora una volta in vita.
10 Settembre 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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